lunedì 7 aprile 2014

DIEGO FUSARO E LA CINESIZZAZIONE DEI SOVRANISTI



Di Daniele Pace*

Il filosofo torinese Diego Fusaro è tra i personaggi giunti alla ribalta negli ultimi tempi con la sua critica al capitalismo, che appare corretta anche se non del tutto nuova, ma si sminuisce subito nel trascurare l'aspetto giuridico e filosofico della moneta, fornendo quindi una giustificazione ideologica e filosofica al capitalismo stesso. Il campanello d'allarme è suonato più forte ai primi di gennaio nel vederlo partecipare ad una conferenza di pomposi economisti pronti a fornire la nuova ricetta economica, il nuovo mito da inseguire dell'uscita dall'euro, la leggenda della sovranità monetaria da riconquistare.
Toglierò subito ogni dubbio al lettore: gli stati moderni non hanno mai avuto nessuna sovranità monetaria e quindi non vi è nulla da riconquistare, casomai vi è da conquistare una sovranità monetaria attraverso l'unica via possibile, quella giuridica della proprietà monetaria.
Ho seguito quindi con molto interesse, insieme a molti auritiani, la critica di Fusaro alla nuova teologia economica, al capitalismo nichilista del nostro secolo, ma subito si sono evidenziati quelli che sono i limiti, peraltro comuni a tutti i sovranisti protagonisti oggi della nuova mitologia televisiva, nella conoscenza della moneta. L'ottima analisi di Fusaro manca infatti di una seria riflessione sul denaro moderno, arrivando così alla conclusione ormai nota a tutti, che la semplice uscita dall'euro possa risolvere i problemi delle nazioni, rendendo felici i popoli. I sovranisti, a partire da Mosler, il primo a proporre l'inutile distinzione tra moneta sovrana e moneta non sovrana, fino ad arrivare al trittico Bagnai-Borghi-Rinaldi, portano ad esempio le economie statunitensi e giapponesi per convincerci che la loro ricetta sia la strada economica del futuro, la via maestra da percorrere per ristabilire quella felicità perduta. E così predicano economie dogmatiche keynesiane/monetariste che non sono altro che un aspetto di quel modello unico capitalista che proprio Fusaro attacca tanto ferocemente. Un modello unico che nulla cambia della dottrina impostata a partire da Adam Smith, quella pseudo scienza che governa l'odierna società come teologia, secondo quanto giustamente afferma Fusaro. Ma mancando del tutto l'approccio sociale e giuridico, filosofico e psicologico alla moneta, involontariamente, Fusaro cade proprio nella contraddizione di auspicare una semplice uscita dalla moneta unica dettata con regole economiche come soluzione ultima per liberare questa Europa dal giogo capitalista.

Il problema è che la soluzione non ha né nulla di nuovo, tanto meno nulla di definitivo nella sconfitta della teologia economica, anzi la ricetta è parte del grande libro del lobbysmo bancario che innesca, attraverso le varie correnti di pensiero economico via via adottate come soluzione, la ciclicità delle crisi, con il classico schema di espansione e quindi rarefazione monetaria così ben descritto dal presidente Jefferson in una sua famosa frase: ''Io credo che le istituzioni bancarie siano più pericolose per le nostre libertà di quanto non lo siano gli eserciti permanenti. Se il popolo americano permetterà mai alle banche private di controllare l'emissione del denaro, dapprima attraverso l'inflazione e poi con la deflazione, le banche e le compagnie che nasceranno intorno alle banche priveranno il popolo dei suoi beni finché i loro figli si ritroveranno senza neanche una casa sul continente che i loro padri hanno conquistato.''
La soluzione, infatti, non risolve né il problema del debito, né quello dell'usura attraverso l'interesse, tornando semplicemente a proporre le uniche due soluzioni del sistema monetario controllato dalle banche, con l'emissione esclusivo privilegio di queste che creano il denaro solo attraverso il prestito [1]. La soluzione keynesiana di Mosler dell'indebitamento e/o della spesa indiscriminata (lo sapremo quando gli MMTtari avranno deciso che fare con i Titoli di Stato) e quella neo-neo-classica della triade Borghi-Bagnai-Rinaldi della svalutazione per esportazioni non rispondono, infatti, a nessuna delle critiche al capitalismo finanziario moderno, restando sempre nell'ambito dell'economia del debito. Ben più grave è il fatto che la soluzione proposta (che sia mosleriana piuttosto che sovranista) è semplicemente una fase del ciclo caro ai banchieri così ben descritto da Jefferson, indispensabile per creare la ripetizione del depauperizzante ciclo che oggi stiamo vivendo. Il sistema bancario ha infatti necessità di espandere la massa monetaria a debito (attraverso una delle due soluzioni proposte sopra) prima di contrarla. In questo modo ottiene la produzione della ricchezza da parte dei cittadini (fase espansiva mosleriana o sovranista) per poi rarefarre la moneta e sottrarre quella ricchezza prodotta, grazie al semplice fatto che nessuna delle due soluzioni interviene per abolire il debito attraverso una soluzione giuridica. In questo resuscitare politiche di espansione (a debito) non vi è nulla di nuovo in quanto la soluzione fu adottata fin dall'inizio dal sistema bancario per ottenere il controllo delle nazioni, farle produrre e quindi sottrarre loro la ricchezza.
Inutile inveire contro il capitalismo per usare poi la sua arma del delitto, il denaro privato delle banche. I nuovi idoli dell'economia infatti vorrebbero farci intendere, e farlo intendere a Fusaro, che con l'uscita dall'euro le nazioni tornerebbero a stampare a loro moneta, ma questo non è assolutamente vero. Le nazioni moderne (tranne alcuni rarissimi casi), non hanno mai stampato moneta, ma sempre e solo emesso titoli per monetizzare il loro debito. Sarebbe certamente utile uscire dall'euro, ma questo non restituirebbe nessuna sovranità alla nazione togliendola dal giogo capitalista. Il denaro nella sua emissione rimarrebbe esclusiva prerogativa del sistema bancario tutto e le nazioni sarebbero comunque costrette all'indebitamento da ripagare con il lavoro e le tasse dei cittadini.

Già, il lavoro e le tasse dei cittadini, che ci porta alla seconda e fondamentale riflessione da sottoporre a Fusaro e alla sua critica alla teologia economica. Oltre a dimenticare di dirci che il denaro sarebbe comunque emesso dal sistema bancario (3% in banconote e 97% come credito) e non dagli stati, i sovranisti dimenticano anche di evidenziare l'effetto devastante che questo sistema monetario porta con se nell'era della globalizzazione, ovvero l'abbassamento drastico dei salari, (e poi l'aumento delle tasse e il disastro ecologico). Nelle loro speranzose conferenze, infatti, i sovranisti parlano ancora di lavoro, concorrenza, competitività ed esportazioni, dimenticando quella che io chiamo la Cinesizzazione del lavoro come effetto dei loro modelli economici, intrinseca nel sistema. L'evidenza di questa cinesizzazione viene proprio da quei modelli economici portati ad esempio dai sovranisti, ovvero gli USA, il Regno Unito e il Giappone. I sovranisti vorrebbero farci intendere che questi tre paesi vivano prosperi e felici soltanto perché avrebbero conservato una loro “moneta sovrana” (buffo termine in uso solo in Italia) da poter essere svalutata e stampata senza nessun problema. Ma nessun sovranista però va oltre a fredde tabelle su PIL, esportazioni e disoccupazione, tralasciando sempre i dati relativi a salari e orario lavorativo (per non parlare di altri indici “infestanti” per gli economisti come quelli del benessere etc). L'allarme suona forte seguendo le reazioni che il sovranista per eccellenza Warren Mosler ha suscitato nelle Isole Vergini quando decise di candidarsi alle elezioni proponendo il suo piano di lavoro definito “leggermente schiavista” [2], e dai suoi punti di riferimento, in particolare l'economista Mitchell, che propone un salario di “ben 8 dollari” l'ora (da rapportare al costo della vita in America). D'altra parte basti sapere che negli USA si può usufruire in media di 14 giorni di ferie l'anno, per molti ridotti a 7 nel settore privato. Ma non vi è nulla di allarmante in questo, visto che con 8 dollari l'ora potreste, al limite, viaggiare fino al pub di zona. Ad aiutare c'è anche l'orario lavorativo, una vera chicca. Nel Regno Unito si arriva a lavorare anche 14 ore al giorno per l'intera settimana, tutto a norma di legge, provare per credere. Mediamente lavorano tutti dalle 50 alle 60 ore a settimana, spesso per il minimo salariale di “ben 6,25 sterline”, un autentico bengodi. Ma qui i giorni di ferie all'anno sono ben 22, e gli alcolici, fortunatamente, a buon prezzo. In Giappone addirittura non solo si lavora come schiavi, ma vi sono anche alcune “usanze”, delle strane “tradizioni”, come quella di non pagare gli straordinari. Il Giappone inoltre, più degli Stati Uniti, è il paese delle nuove malattie sociali, quelle dello stress da competizione, dove per esempio ben un milione di giovani soffre di Hikkomori [3][4] e si chiude in casa per guardare le pareti, mentre altri milioni di giovani rincorrono freneticamente uno stile di vita consumistico senza senso.

Questi sono i modelli presi a riferimento dai nuovi idoli economisti del “no euro / si economia classica”. La stessa economia che tutti loro hanno studiato e che si compone di correnti di pensiero unico, dove l'emissione monetaria a debito è l'unico intoccabile dogma. Lungi dallo spiegare veramente il sistema di creazione monetaria, questi signori rispolverano vecchie nozioni che ben lucidate tornano sempre comode per le varie fasi dei cicli impeccabilmente intuiti da Jefferson, per espandere la moneta e quindi contrarla per sottrarre così la ricchezza prodotta ai cittadini. Ma sempre tutto a debito, in modo che i popoli paghino per l'utilizzo della loro creazione sociale e restino legati dalla catena dell'interesse. Il debito e l'interesse rendono l'economia e la produzione esponenziale e in continua crescita, in quella smisuratezza che Fusaro ha ben esposto senza però capirne le origini tecniche. Le parole d'ordine dei sovranisti sono infatti o la piena occupazione, con i modelli giapponesi o anglosassoni, o l'esportazione, magari facendo concorrenza alla Germania, dove gli stipendi non crescono da un decennio e la precarietà è stata accettata come principale forma di lavoro, se non concorrendo con la Cina. Il tutto viene riassunto nelle parole dei “sovranari ®” con “ripresa economica”, “crescita del PIL” e “piena occupazione”.
È proprio il sistema monetario che i “sovranari ®” omettono, a creare quella molla esponenziale che costringe l'uomo a lavorare sempre di più, per far crescere continuamente l'economia e inseguire il debito della propria proprietà, quella proprietà monetaria necessaria e oggi arrogata dal sistema bancario.
La non modificabilità del capitalismo di cui Fusaro ha intuito il dogma è data proprio dal meccanismo a debito caricato di interessi del sistema monetario che fornisce il potere alle banche e rende quel debito inestinguibile. L'unica soluzione alla rincorsa dell'interesse non creato con il debito, per cui per un semplice calcolo matematico non esiste tutto il denaro da restituire, è appunto la crescita esponenziale e la non modificabilità del capitalismo e, anzi, il restare nel capitalismo medesimo pur abbracciando le varie correnti di pensiero che di volta in volta vengono adottate perché sempre funzionali al disegno delle élite.
Come detto, Fusaro ha ben individuato nella crescita esponenziale e nella smisurabilità del capitalismo il problema ma non ha compreso il meccanismo tecnico che la determina inesorabilmente dalla creazione della moneta privata dei banchieri, mai messa in discussione dai sovranisti. Essi non vogliono (i sovranari® economisti) e non possono (i sovranari® banchieri [5]) svelare il meccanismo che ha privatizzato la moneta con l'inganno (come titolava alcuni anni fa il The Guardian [6]).

Così cade anch'egli nella trappola dell'uscita dall'euro come soluzione unica del problema, ma uscendo dall'euro saremmo solo tutti più (super)occupati, non tutti più felici e liberi.
La globalizzazione infatti non solo non può essere arrestata da una moneta nazionale, ma costringerebbe comunque il lavoratore a confrontarsi con la sua concorrente più agguerrita, la Cina. Il capitalismo, così come inteso nella sua accezione più depauperizzante e sfruttatrice, non verrebbe assolutamente intaccato “aggredendolo” da un punto di vista esclusivamente economico e sovranista, in cui la formazione accademica unica è quella del profitto perché ad essi sono insegnati dei dogmi economici che in nessun caso mettono in discussione il potere della banca di crear denaro. Essi studiano solo i flussi economici senza, non solo nessuna critica, ma anche nessuna nozione sulla creazione monetaria e, tanto meno, sul meccanismo degli interessi dovuti per la creazione di un valore definito dallo stesso sistema bancario fiduciario. [7]
Oppure, come nel caso dei sovranari® del banchiere, nei loro continui tentativi di legittimare un sistema contrario agli interessi del cittadino, questi, per bocca di Randall Wray, enfatizzano si la natura sociale della moneta, incontestabile, ma poi ne forzano l'utilizzo per piegare la moneta a “forze naturali” [8] da studiare tramite la pseudoscienza economica, chiaramente come indicata da Fusaro oramai teologia. Perché solo la teologia può oggi sostenere l'intoccabilità del sistema monetario Fiat creato dal nulla e caricato di interessi inesigibili che obbliga a quella smisuratezza e crescita esponenziale che sta distruggendo i rapporti sociali e il pianeta stesso. E rivendicando il diritto a stabilire delle leggi naturali di cui loro soli sono custodi, rivelatori ed oratori.
Ma essendo l'economia e la moneta delle fenomenologie sociali, essi possono formare solo delle correnti di pensiero nell'ambito del modello unico della moneta privata, senza poterlo abbandonare in quanto da questo dipende la loro carriera e i loro compensi o profitti. Il modello unico premia infatti tutte le correnti di pensiero nell'ordine cronologico della inflazione-deflazione intuita da Jefferson. Basta solo saper attendere il proprio turno per tornare utili al capitale basato sulla falsa cambiale della banca, su quella promessa di pagamento addebitata ai cittadini che null'altro dovrebbe essere che il simbolo della convenzione sociale libera stipulata tra di essi. Il capitalismo non solo non ha paura dell'uscita dall'euro, ma utilizza la sua moneta privata (in tutto il mondo) per ottenere i propri scopi di controllo sociale utilizzando sempre il collaudato sistema di espansione/contrazione in cui il nome della moneta, la sua territorialità e il suo valore si piegano a “leggi economiche” che sono una semplice corrente di pensiero del modello unico di emissione a debito.

Per rompere il cerchio della immutabilità del capitale e della sua crescita esponenziale, Fusaro dovrà necessariamente abbandonare la compagnia economica dei sovranisti (banchieri ed economisti) e tornare a quell'economia che fu dei filosofi precedenti ad Adam Smith, fino alla Grecia antica, che chiaramente condannava sì la crematistica, ma al tempo stesso riformava il sistema monetario rendendolo libero nemmeno due secoli dopo la nascita ufficiale della moneta nella civiltà ellenica. Solone non liberò solo gli schiavi, ma introdusse una nuova moneta abbondante e libera dal debito.
Questo perché senza la riforma monetaria nel senso aristotelico di numisma (oggi completato da Auriti con la proprietà popolare della moneta al portatore), le riforme di Solone avrebbero avuto un semplice effetto momentaneo, lo stesso spot elettorale odierno che ha l'uscita dall'euro, senza essere per questo incisive nella lotta alla crematistica. Se Fusaro vorrà contribuire a questa lotta, dovrà necessariamente riprendere i lavori dei filosofi classici e dei teologi, non certo quelli degli economisti MMTtari o sovranari, per i quali la cura è quella capitalista di un capitalismo (non modificabile ma perfettibile secondo un sogno che mai si avvera ma sempre grazie ad una ricetta capitalista) dove i benefici possono arrivare solo dall'iperlavoro e dall'iperproduzione! Dall'economia della crescita esponenziale e fine a se stessa!
Il capitalismo sarà sconfitto quando avremo capito la non necessità del capitale e non con l'imposizione del socialismo o del marxismo, ormai superati in quanto pensati in regime di Gold Standard, così come il Keynesismo. Queste ricette, che non intaccano la creazione della moneta a debito delle banche caricata dell'interesse, possono solo perpetuare l'ideale crematistico del capitale in un ciclo molto caro al banchiere dove il suo schiavo (il popolo) lascerà indisturbato il proprio padrone gestire la società troppo occupata nell'iperlavoro e nel consumismo intrinsechi nel debito creato dalla moneta, dove gli interessi costringono al nichilismo.

Il problema va superato con la socializzazione della moneta, attraverso la proprietà a tutti i cittadini come strumento sociale libero e non certo con una semplice uscita dall'euro che significa soltanto che una moneta ridenominata sarebbe valida nei confini nazionali, svalutabile, ma sempre emessa a debito da una ristretta cerchia di privati. Senza euro saremo solo tutti semplicemente più occupati, non felici e liberi, ma solo schiavi con una moneta dal nome italiano, svalutata per farci concorrere con la Cina, il cui debito sarebbe pagato dalle generazioni future nella ripetizione del ciclo di Jefferson. Il peggioramento delle condizioni salariali non è dovuto all'euro ma storicamente al debito in una condizione che si è sempre ripetuta nei secoli. Infatti, nei famosi paesi a moneta sovrana, mentre gli stipendi perdono potere d'acquisto, gli orari di lavoro crescono per effetto degli interessi che costringono i cittadini ad inseguire il debito, come già successo in passato. Solo la moneta di proprietà popolare può scardinare questo sistema, rendendo il denaro libero e quindi gli uomini liberi di scambiarsi beni e servizi e lavorare senza dover essere costretti allo schiavismo.

La moneta quando ha sostituito il baratto come intermediario ha sostituito anche la convenzione sociale che regolava la contrattazione merceologica, in cui ognuna delle parti era proprietaria del bene e libera nella contrattazione. Oggi l'intermediario moneta è di natura privata, pur mantenendo la stessa natura e funzione dell'accordo libero tra parti inizialmente stabilito con il baratto. Questo fa si che l'accordo e quindi la convenzione non siano più liberi, ma indirizzati dal proprietario del mezzo di intermediazione (il banchiere) che può decidere chi, se e come utilizzarlo. Mentre prima si doveva lavorare solo per produrre il bene da scambiare oggi deve lavorare anche per reperire il mezzo di scambio, che essendo preso in prestito, dovrà essere anche restituito comportando ulteriore lavoro. L'euro rispecchia esattamente questo tipo di moneta privatistica come la rispecchiava la lira, che veniva emessa sempre e solo dalle banche, mentre lo stato doveva emettere titoli da piazzare sul mercato per finanziarsi.

Non è infatti il neoliberismo il problema, essendo una delle fasi del ciclo, ma la disciplina economica serva del debito del padronato bancario. Gli economisti che l'accompagnano fanno riferimento a USA e Giappone, ovvero ad un modello a crescita esponenziale con maggiore produzione per mantenere vivo il ricatto del lavoro (fenomeno che Fusaro, quale studioso di Marx, ben conosce), predicando l'economia-dogma unico keynesiana / monetarista che crea proprio quel modello unico che Fusaro dice di voler combattere. Studiano e “spacciano” da secoli questa dottrina, lasciando intatto il nucleo concettuale derivato “fedelmente” o quasi da Adam Smith. Per gli economisti, infatti, cambia solo la distribuzione del debito, ma la sua generazione con la moneta creata privatamente e dal nulla dalle banche rimane. Infatti parlano di investimenti, mentre il denaro serve solo a misurare la ricchezza, non la crea. Essendo la moneta ben diversa da quello che gli economisti vorrebbero farci credere, ma soprattutto essendo privata, ecco che solo la convenzione giuridica potrà risolvere il problema, perché solo essa consente di disciplinare la proprietà, mentre l'economia si occupa dei meccanismi della distribuzione, relegando gli economisti al ruolo di ragionieri.

Se Fusaro vuole veramente porsi come il filosofo che contribuirà a demolire i dogmi economici e capitalistici del nostro secolo, dovrà necessariamente abbandonare questi economisti e avvicinarsi al Galiani, ad Auriti e ad Aristotele, o sarà solo parte dell'ingranaggio capitalista nella depauperizzazione della società e nella sua cinesizzazione, svolgendo, al massimo, il ruolo di nuovo falso idolo in cui l'arrivismo politico è la conclusione naturale in un mondo dove il denaro (privato), può comprare anche le coscienze o emarginarle completamente.

*Daniele Pace, ricercatore indipendente e autore de “La Moneta dell'Utopia”

Lunedì 7 aprile 2014 

NOTE

[1] L'essenza del sistema monetario contemporaneo è la creazione del denaro dal nulla, mediante i prestiti spesso sconsiderati, erogati dalle banche private”, 9 novembre 2010, articolo del Financial Times, “The FED is right to turn on the tap”, Martin Wolf, capo editore del Financial Times ed ex membro della commissione bancaria indipendente del Regno Unito.

[2] Mosler e il lavoro (http://www.mail-archive.com/neweconomics@googlegroups.com/msg00090.html)
[3] La Moneta dell'Utopia, capitolo “I titoli di stato e l'abbaglio giapponese”, pag 271

[4] Hikkomori (http://it.wikipedia.org/wiki/Hikikomori)

[5] Mosler, Il banchiere che vorrebbe salvarci dalle banche (http://cogitoergo.it/?p=21955)

[6] The Guardian 15 novembre 2011, Il denaro è stato privatizzato con l'inganno, (http://www.theguardian.com/commentisfree/2011/nov/15/money-privatised-stealth)

[7] Dichiarazione Draghi sul denaro fiduciario, Il concetto di stabilità monetaria muta nel tempo, insieme con le condizioni tecnologiche e istituzionali che la determinano. Tra l’Ottocento e il Novecento anche l’Italia passa da un sistema in cui la moneta è di metallo prezioso, o in esso convertibile, a uno di moneta puramente fiduciaria. Nel primo, la stabilità monetaria è sancita dal mantenimento della convertibilità della valuta in oro alla parità prefissata. L’Italia sostanzialmente ci riesce: alla vigilia della prima guerra mondiale, nonostante alcuni periodi di non convertibilità, l’indice dei prezzi è allo stesso livello del 1861. Questa stabilità è percepita come lo stato naturale delle cose. Con il prevalere della moneta cartacea l’innovazione istituzionale in campo monetario è radicale. Si affermano le moderne banche centrali, si definiscono norme, regole, organizzazioni, necessarie per il governo di una moneta il cui valore non è più ancorato a quello di un metallo, ma è completamente basato sulla fiducia.”
Archivio della Banca d'Italia, La cultura della stabilità monetaria dall’Unità a oggi. Intervento di Mario Draghi, 4 aprile 2001 (http://www.bancaditalia.it/interventi/integov/2011/draghi-040411/Inaugurazione_Mostra_04_04_2001.pdf )

[8] Articolo Randall Wray, Moneta credito e moneta di stato (http://memmt.info/site/moneta-credito-e-moneta-di-stato/)

10 commenti:

  1. Io sono uno di quelli che ha da sempre creduto che la moneta debba trasformarsi da BENE PRIVATO in STRUMENTO PUBBLICO.
    Solo così l'uomo potrà liberarsi dalla schiavitù del denaro. Lei Signor Daniele non sa che gioia mi da nel vedere che perlomeno un'altra persona in questo pianeta la pensa così.
    Le sono infinitamente grato.

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    1. Grazie mille per i complimenti ... in realta' siamo molti a pensarla in questo modo, ma purtroppo non andiamo in TV, quindi per la massa non esistiamo!

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  2. Una parola sola....SPERANZA...questa è la via!! complimenti Daniele e grazie a Giacinto Auriti per i suoi lasciti! !! MONETA DI PROPRIETA' DEL POPOLO☺☺☺

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    1. Grazie ad Auriti e ai suoi studi .... cosi noi esistiamo

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  3. Ottima analisi. Ora che sappiamo che la moneta bancaria è creata all'atto del prestito (o della spesa, come nel caso delle operazioni di mercato aperto), perché le banche non la contabilizzano all'attivo ALLA CREAZIONE prima di contabilizarla al PASSIVO all'atto del prestito o spesa ? E' solo per evadere le tasse oppure anche per fregare gli azionisti delle banche ?

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  4. Signor Daniele quando lei parla di proprietà popolare della moneta intende parlare di proprietà individuale o di proprietà del popolo come entità sociale?
    L'accesso all'utilizzo della moneta è un diritto che si ha per il solo fatto di esistere o si deve guadagnare attraverso il lavoro ?

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    1. proprieta popolare...quindi del popolo, di tutti i cittadini, in quanto strumento sociale che ha valore grazie all'accettazione e alla convenzione tra tutti ...
      quindi naturalmente l'accesso al denaro e' un diritto per il solo fatto che accettando la convenzione diamo valore al simbolo...
      D'altra parte nn ci sarebbe nulla di scandaloso se il denaro venisse distribuito gratuitamente visto che si tratta della misura del valore e del mezzo di scambio convenzionale creato dal nulla (ma meglio dall'astrazione mentale) ...
      Il lavoro, e' la fase successiva, quella strumentale, e nemmeno l'unica, del denaro, e rappresenta la vera ricchezza da misurare con la moneta.
      Chiaramente io posso regalare a tutti 1 milione, ma se nn vi sono beni e servizi da scambiare, quel milione vale 0 in quanto il denaro nn potrebbe realizzare la fase strumentale, ovvero essere un mezzo di scambio convenzionale.
      Oggi con la moderna tecnologia potremmo lavorare tutti 20 h a settimana, scegliere uno stipendio adeguato (misura convenzionale) e smettere di crescere esponenzialmente per inseguire la nostra proprieta' ...
      I nostri comportamenti, ovvero la produzione e il lavoro necessario, sono la vera ricchezza, per i quali la societa sara' chiamata a stabilire quali comportamenti sono dannosi e quali no ...
      La proprieta popolare della moneta implica innanzitutto una rivoluzione culturale nella societa, perche diminuisce l'importanza ideologica del denaro come ricchezza e riporta l'uomo (la vera ricchezza) al centro della societa!

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  5. Caro Daniele cosa centra Galiani. Un giorno molti anni fa, forse una trentina di anni fa, durante il dibattito seguito ad una conferenza del Prof. Auriti, un tizio del pubblico ha avuto la pessima idea di fare una relazione tra le idee del prof. proprio con Galiani. Non ti dico quello che successo. Il povero avrebbe voluto scomparire. Il prof lo ha riempito di improperi che non ripeto per renderli attuali.

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    1. Ciao Luciano,
      ma nulla, era un'esortazione per Fusaro, se proprio non voleva leggersi Auriti, almeno poteva leggersi Aristotele o Galiani. Non perchè Galiani avesse una valida teoria monetaria, indubbiamente, ma almeno si discostò un pochino dal pensiero dell'epoca riprendendo in parte Aristotele. Non sono un'estimatore di Galiani, infatti credo di averlo citato solo in questo articolo, e mai nei miei libri, e solo a titolo "esortativo", visto che Fusaro mi rispose di fidarsi dei suoi "amici di aperitivo" Borghi e Rinaldi. Tutto qui. Sicuramente il professore era più focoso di me, e immagino la sua reazione ;)

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