Di
Daniele Pace*
Il
filosofo torinese Diego Fusaro è tra i personaggi giunti alla
ribalta negli ultimi tempi con la sua critica al capitalismo, che
appare corretta anche se non del tutto nuova,
ma si sminuisce subito nel trascurare l'aspetto giuridico e
filosofico della moneta, fornendo quindi una giustificazione
ideologica e filosofica al capitalismo stesso. Il campanello
d'allarme è suonato più forte ai primi di gennaio nel vederlo
partecipare ad una conferenza di pomposi economisti pronti a fornire
la nuova ricetta economica, il nuovo mito da inseguire dell'uscita
dall'euro, la leggenda della sovranità monetaria da riconquistare.
Toglierò
subito ogni dubbio al lettore: gli stati moderni non hanno mai avuto
nessuna sovranità monetaria e quindi non vi è nulla da
riconquistare, casomai vi è da conquistare una sovranità monetaria
attraverso l'unica via possibile, quella giuridica della proprietà
monetaria.
Ho
seguito quindi con molto interesse, insieme a molti auritiani, la
critica di Fusaro alla nuova teologia economica, al capitalismo
nichilista del nostro secolo, ma subito si sono evidenziati quelli
che sono i limiti, peraltro comuni a tutti i sovranisti protagonisti
oggi della nuova mitologia televisiva, nella conoscenza della moneta.
L'ottima analisi di Fusaro manca infatti di una seria riflessione sul
denaro moderno, arrivando così alla conclusione ormai nota a tutti,
che la semplice uscita dall'euro possa risolvere i problemi delle
nazioni, rendendo felici i popoli. I sovranisti, a partire da Mosler,
il primo a proporre l'inutile distinzione tra moneta sovrana e moneta
non sovrana, fino ad arrivare al trittico Bagnai-Borghi-Rinaldi,
portano ad esempio le economie statunitensi e giapponesi per
convincerci che la loro ricetta sia la strada economica del futuro,
la via maestra da percorrere per ristabilire quella felicità
perduta. E così predicano economie dogmatiche keynesiane/monetariste
che non sono altro che un aspetto di quel modello unico capitalista
che proprio Fusaro attacca tanto ferocemente. Un modello unico che
nulla cambia della dottrina impostata a partire da Adam Smith, quella
pseudo scienza che governa l'odierna società come teologia, secondo
quanto giustamente afferma Fusaro. Ma mancando del tutto l'approccio
sociale e giuridico, filosofico e psicologico alla moneta,
involontariamente,
Fusaro cade proprio nella contraddizione di auspicare una semplice
uscita dalla moneta unica dettata con regole
economiche come soluzione ultima per
liberare questa Europa dal giogo capitalista.
Il
problema è che la soluzione non ha né nulla di nuovo, tanto meno
nulla di definitivo nella sconfitta della teologia economica, anzi la
ricetta è parte del grande libro del lobbysmo bancario che innesca,
attraverso le varie correnti di pensiero economico via via adottate
come soluzione, la ciclicità delle crisi, con il classico schema di
espansione e quindi rarefazione monetaria così ben descritto dal
presidente Jefferson in una sua famosa frase: ''Io
credo che le istituzioni bancarie siano più pericolose per le nostre
libertà di quanto non lo siano gli eserciti permanenti. Se il popolo
americano permetterà mai alle banche
private di controllare l'emissione del denaro, dapprima attraverso
l'inflazione e poi con la deflazione,
le banche e le compagnie che nasceranno intorno alle banche
priveranno il popolo dei suoi
beni finché i loro figli si
ritroveranno senza neanche una casa sul continente che i loro padri
hanno conquistato.''
La
soluzione,
infatti,
non risolve né il problema del debito, né quello dell'usura
attraverso l'interesse, tornando semplicemente a proporre le uniche
due soluzioni del sistema
monetario controllato dalle banche, con l'emissione esclusivo
privilegio di queste che creano il denaro solo attraverso il prestito
[1].
La soluzione keynesiana di Mosler dell'indebitamento e/o della spesa
indiscriminata (lo sapremo quando gli MMTtari avranno deciso che fare
con i Titoli di Stato) e quella neo-neo-classica della triade
Borghi-Bagnai-Rinaldi della svalutazione per esportazioni non
rispondono,
infatti, a
nessuna delle critiche al capitalismo finanziario moderno, restando
sempre nell'ambito dell'economia del debito. Ben più grave è il
fatto che la soluzione proposta (che sia mosleriana piuttosto che
sovranista) è semplicemente una fase del ciclo caro ai banchieri
così ben descritto da Jefferson, indispensabile per creare la
ripetizione del depauperizzante ciclo che oggi stiamo vivendo. Il
sistema bancario ha infatti necessità di espandere la massa
monetaria a debito (attraverso una delle due soluzioni proposte
sopra) prima di contrarla. In questo modo ottiene la produzione della
ricchezza da parte dei cittadini (fase espansiva mosleriana o
sovranista) per poi rarefarre
la moneta e sottrarre quella ricchezza prodotta, grazie al semplice
fatto che nessuna delle due soluzioni interviene per abolire il
debito attraverso una soluzione giuridica. In questo resuscitare
politiche di espansione (a debito) non vi è nulla di nuovo in quanto
la soluzione fu adottata fin dall'inizio dal sistema bancario per
ottenere il controllo delle
nazioni,
farle
produrre e quindi sottrarre
loro la
ricchezza.
Inutile
inveire contro il capitalismo per usare poi la sua arma del delitto,
il denaro privato delle banche. I nuovi idoli dell'economia infatti
vorrebbero farci intendere, e farlo intendere a Fusaro, che con
l'uscita dall'euro le nazioni tornerebbero a stampare a loro moneta,
ma questo non è assolutamente vero. Le nazioni moderne (tranne
alcuni rarissimi casi), non hanno mai stampato moneta, ma sempre e
solo emesso titoli per monetizzare il loro debito. Sarebbe certamente
utile uscire dall'euro, ma questo non restituirebbe nessuna sovranità
alla nazione togliendola dal giogo capitalista. Il denaro nella sua
emissione rimarrebbe esclusiva prerogativa del sistema bancario tutto
e le nazioni sarebbero comunque costrette all'indebitamento da
ripagare con il lavoro e le tasse dei cittadini.
Già,
il lavoro e le tasse dei cittadini, che ci porta alla seconda e
fondamentale riflessione da sottoporre a Fusaro e alla sua critica
alla teologia economica. Oltre a dimenticare di dirci che il denaro
sarebbe comunque emesso dal sistema bancario (3% in banconote e 97%
come credito) e non dagli stati, i sovranisti dimenticano anche di
evidenziare l'effetto devastante che questo sistema monetario porta
con se nell'era della globalizzazione, ovvero l'abbassamento drastico
dei salari, (e poi l'aumento delle tasse e il disastro ecologico).
Nelle loro speranzose conferenze,
infatti, i
sovranisti parlano ancora di lavoro, concorrenza, competitività ed
esportazioni, dimenticando quella che io chiamo la Cinesizzazione
del lavoro come effetto dei loro
modelli economici,
intrinseca nel sistema. L'evidenza di questa cinesizzazione viene
proprio da quei modelli economici portati ad esempio dai sovranisti,
ovvero gli USA, il Regno Unito e il Giappone. I sovranisti vorrebbero
farci intendere che questi tre paesi vivano prosperi e felici
soltanto perché avrebbero conservato una loro “moneta sovrana”
(buffo termine in uso solo in Italia) da poter essere svalutata e
stampata senza nessun problema. Ma nessun sovranista però va oltre a
fredde tabelle su PIL, esportazioni e disoccupazione, tralasciando
sempre i dati relativi a salari e orario lavorativo (per non parlare
di altri indici “infestanti” per gli economisti come quelli del
benessere etc). L'allarme suona forte seguendo le reazioni che il
sovranista per eccellenza Warren Mosler ha suscitato nelle Isole
Vergini quando decise di candidarsi alle
elezioni proponendo il suo piano di lavoro definito “leggermente
schiavista” [2],
e dai suoi punti di riferimento, in particolare l'economista
Mitchell, che propone un salario di “ben 8 dollari” l'ora (da
rapportare al costo della vita in America). D'altra parte basti
sapere che negli USA si può usufruire in media di 14 giorni di ferie
l'anno, per molti ridotti a 7 nel settore privato. Ma non vi è nulla
di allarmante in questo, visto che con 8 dollari l'ora potreste,
al limite,
viaggiare fino al pub di zona. Ad aiutare c'è anche l'orario
lavorativo, una vera chicca. Nel Regno Unito si arriva a lavorare
anche 14 ore al giorno per l'intera settimana, tutto a norma di
legge, provare per credere. Mediamente lavorano tutti dalle 50 alle
60 ore a settimana, spesso per il minimo salariale di “ben 6,25
sterline”, un autentico bengodi. Ma qui i giorni di ferie all'anno
sono ben 22, e gli alcolici,
fortunatamente,
a buon prezzo. In Giappone addirittura non solo si lavora come
schiavi, ma vi sono anche alcune “usanze”, delle strane
“tradizioni”, come quella di non pagare gli straordinari. Il
Giappone inoltre, più degli Stati Uniti, è il paese delle nuove
malattie sociali, quelle dello stress da competizione, dove per
esempio ben un milione di giovani soffre di Hikkomori [3][4]
e si chiude in casa per guardare le
pareti, mentre altri milioni di giovani rincorrono freneticamente uno
stile di vita consumistico senza senso.
Questi
sono i modelli presi a riferimento dai nuovi idoli economisti del “no
euro / si economia classica”. La stessa economia che tutti loro
hanno studiato e che si compone di correnti di pensiero unico, dove
l'emissione monetaria a debito è l'unico intoccabile dogma. Lungi
dallo spiegare veramente il sistema di
creazione monetaria,
questi signori rispolverano vecchie nozioni che ben lucidate tornano
sempre comode per le varie fasi dei cicli impeccabilmente
intuiti da Jefferson, per espandere la moneta e quindi contrarla per
sottrarre così la ricchezza prodotta ai cittadini. Ma sempre tutto a
debito, in
modo che i popoli paghino per l'utilizzo della loro creazione sociale
e restino legati dalla catena dell'interesse. Il debito e l'interesse
rendono l'economia e la produzione esponenziale
e in continua crescita, in quella smisuratezza che Fusaro ha ben
esposto senza però capirne le origini tecniche. Le parole d'ordine
dei sovranisti sono infatti o la piena occupazione, con i modelli
giapponesi o anglosassoni, o l'esportazione, magari facendo
concorrenza alla Germania, dove gli stipendi non crescono da un
decennio e la precarietà è stata accettata come principale forma di
lavoro, se non concorrendo con la Cina. Il tutto viene riassunto
nelle parole dei “sovranari ®” con “ripresa economica”,
“crescita del PIL” e “piena occupazione”.
È
proprio il sistema monetario che i “sovranari ®”
omettono, a
creare quella molla esponenziale che costringe l'uomo a lavorare
sempre di più, per far crescere continuamente l'economia e inseguire
il debito della propria proprietà, quella proprietà monetaria
necessaria e oggi arrogata dal sistema bancario.
La
non modificabilità del capitalismo di cui Fusaro ha intuito il dogma
è data proprio dal meccanismo a debito caricato di interessi del
sistema monetario che fornisce il potere alle banche e rende quel
debito inestinguibile. L'unica soluzione alla rincorsa dell'interesse
non creato con il debito, per cui per un semplice calcolo matematico
non esiste tutto il denaro da restituire, è appunto la crescita
esponenziale e la non modificabilità del capitalismo e,
anzi, il
restare nel capitalismo medesimo pur abbracciando le varie correnti
di pensiero che di volta in volta vengono adottate perché sempre
funzionali al disegno delle élite.
Come
detto,
Fusaro ha ben individuato nella crescita esponenziale e nella
smisurabilità del capitalismo il problema ma non ha compreso il
meccanismo tecnico che la determina inesorabilmente dalla creazione
della moneta privata dei banchieri, mai messa in discussione dai
sovranisti. Essi non vogliono (i sovranari® economisti) e non
possono (i sovranari® banchieri [5])
svelare il meccanismo che ha privatizzato la moneta con l'inganno
(come titolava alcuni anni fa il The Guardian [6]).
Così
cade anch'egli nella trappola dell'uscita dall'euro come soluzione
unica del problema, ma uscendo dall'euro saremmo solo tutti più
(super)occupati, non tutti più felici e liberi.
La
globalizzazione infatti non solo non può essere arrestata da una
moneta nazionale, ma costringerebbe comunque il lavoratore a
confrontarsi con la sua concorrente più agguerrita, la Cina. Il
capitalismo, così come inteso nella sua accezione più
depauperizzante e sfruttatrice, non verrebbe assolutamente intaccato
“aggredendolo” da un punto di vista esclusivamente economico e
sovranista,
in cui la formazione accademica unica è quella del profitto perché
ad essi sono insegnati dei dogmi economici che in nessun caso mettono
in discussione il potere della banca di crear denaro. Essi studiano
solo i flussi economici senza,
non solo nessuna critica,
ma anche nessuna
nozione sulla creazione monetaria e,
tanto meno,
sul meccanismo degli interessi dovuti per la creazione di un valore
definito dallo stesso sistema bancario fiduciario. [7]
Oppure,
come nel caso dei sovranari® del banchiere, nei loro continui
tentativi di legittimare un sistema contrario agli interessi del
cittadino, questi,
per bocca di Randall
Wray,
enfatizzano si la natura sociale della moneta, incontestabile, ma poi
ne forzano l'utilizzo per piegare la moneta a “forze naturali”
[8] da
studiare tramite la pseudoscienza economica, chiaramente come
indicata da Fusaro oramai teologia. Perché solo la teologia può
oggi sostenere l'intoccabilità del sistema monetario Fiat creato dal
nulla e caricato di interessi inesigibili che obbliga a quella
smisuratezza e crescita esponenziale che sta distruggendo i rapporti
sociali e il pianeta stesso. E rivendicando il diritto a stabilire
delle leggi naturali di cui loro soli sono custodi, rivelatori ed
oratori.
Ma
essendo l'economia e la moneta delle fenomenologie sociali, essi
possono formare solo delle correnti di pensiero nell'ambito del
modello unico della moneta privata, senza poterlo abbandonare in
quanto da questo dipende la loro carriera e i loro compensi o
profitti. Il modello unico premia infatti tutte le correnti di
pensiero nell'ordine cronologico della inflazione-deflazione intuita
da Jefferson. Basta solo saper attendere il proprio turno per tornare
utili al capitale basato sulla falsa cambiale della banca, su quella
promessa di pagamento addebitata ai cittadini che null'altro dovrebbe
essere che il simbolo della convenzione sociale libera stipulata tra
di essi. Il capitalismo non solo non ha paura dell'uscita dall'euro,
ma utilizza la sua moneta privata (in tutto il mondo) per ottenere i
propri scopi di controllo sociale utilizzando sempre il collaudato
sistema di espansione/contrazione in cui il nome della moneta, la sua
territorialità e il suo valore si piegano a “leggi economiche”
che sono una semplice corrente di pensiero del modello unico di
emissione a debito.
Per
rompere il cerchio della immutabilità del capitale e della sua
crescita esponenziale,
Fusaro dovrà necessariamente abbandonare la compagnia economica dei
sovranisti (banchieri ed economisti) e tornare a quell'economia che
fu dei filosofi precedenti
ad Adam Smith, fino alla Grecia antica,
che chiaramente condannava sì la crematistica, ma al tempo stesso
riformava il sistema monetario rendendolo libero nemmeno due secoli
dopo la nascita ufficiale della moneta nella civiltà ellenica.
Solone non liberò solo gli schiavi, ma introdusse una nuova moneta
abbondante e libera dal debito.
Questo
perché senza la riforma monetaria nel senso aristotelico di
numisma (oggi
completato da Auriti con la proprietà popolare della moneta al
portatore), le riforme di Solone avrebbero avuto un semplice effetto
momentaneo, lo stesso spot elettorale odierno che ha l'uscita
dall'euro, senza essere per questo incisive nella lotta alla
crematistica. Se Fusaro vorrà contribuire a questa lotta, dovrà
necessariamente riprendere i lavori dei filosofi classici e dei
teologi, non certo quelli degli economisti MMTtari o sovranari,
per i quali
la cura è quella capitalista di un
capitalismo (non modificabile ma perfettibile secondo un sogno che
mai si avvera ma sempre grazie ad una ricetta capitalista) dove i
benefici possono arrivare solo dall'iperlavoro e dall'iperproduzione!
Dall'economia della crescita esponenziale e fine a se stessa!
Il
capitalismo sarà sconfitto quando avremo capito la non necessità
del capitale e non con l'imposizione del socialismo o del marxismo,
ormai superati in quanto pensati in regime di Gold Standard, così
come il Keynesismo. Queste ricette, che non intaccano la creazione
della moneta a debito delle banche caricata dell'interesse, possono
solo perpetuare l'ideale crematistico del capitale in un ciclo molto
caro al banchiere dove il suo schiavo (il popolo) lascerà
indisturbato il proprio padrone gestire la società troppo occupata
nell'iperlavoro e nel consumismo intrinsechi nel debito creato dalla
moneta, dove gli interessi costringono al nichilismo.
Il
problema va superato con la socializzazione della moneta, attraverso
la proprietà a tutti i cittadini come strumento sociale libero e non
certo con una semplice uscita dall'euro che significa soltanto che
una moneta ridenominata sarebbe valida nei confini nazionali,
svalutabile, ma sempre emessa a debito da una ristretta cerchia di
privati. Senza euro saremo solo tutti semplicemente più occupati,
non felici e liberi, ma solo schiavi con una moneta dal nome
italiano, svalutata per farci concorrere con la Cina, il cui debito
sarebbe pagato dalle generazioni future nella ripetizione del ciclo
di Jefferson. Il peggioramento delle condizioni salariali non è
dovuto all'euro ma storicamente al debito in una condizione che si è
sempre ripetuta nei secoli. Infatti,
nei famosi paesi a moneta sovrana,
mentre gli stipendi perdono potere d'acquisto, gli orari di lavoro
crescono per effetto degli interessi che costringono i cittadini ad
inseguire il debito, come già successo
in passato. Solo la moneta di proprietà
popolare può scardinare questo sistema, rendendo il
denaro libero
e quindi gli uomini liberi di scambiarsi beni e servizi e lavorare
senza dover essere costretti allo schiavismo.
La
moneta quando ha sostituito il baratto come intermediario ha
sostituito anche la convenzione sociale che regolava la
contrattazione merceologica, in cui ognuna delle parti era
proprietaria del bene e libera nella contrattazione. Oggi
l'intermediario moneta è di natura privata, pur mantenendo la stessa
natura e funzione dell'accordo libero tra parti inizialmente
stabilito con il baratto. Questo fa si che l'accordo e quindi la
convenzione non siano più liberi, ma indirizzati dal proprietario
del mezzo di intermediazione (il
banchiere) che può decidere chi, se e
come utilizzarlo. Mentre prima si doveva lavorare solo per produrre
il bene da scambiare oggi deve lavorare anche per reperire il mezzo
di scambio, che essendo preso in prestito, dovrà essere anche
restituito comportando ulteriore lavoro. L'euro rispecchia
esattamente questo tipo di moneta privatistica come la rispecchiava
la lira, che veniva emessa sempre e solo dalle banche, mentre lo
stato doveva emettere titoli da piazzare sul mercato per finanziarsi.
Non
è infatti il neoliberismo il problema, essendo una delle fasi del
ciclo, ma la disciplina economica serva del debito del padronato
bancario. Gli economisti che l'accompagnano fanno riferimento a USA e
Giappone, ovvero ad un modello a crescita esponenziale con maggiore
produzione per mantenere vivo il ricatto del lavoro (fenomeno che
Fusaro, quale studioso di Marx, ben conosce), predicando
l'economia-dogma unico keynesiana / monetarista che crea proprio quel
modello unico che Fusaro dice di voler combattere. Studiano e
“spacciano” da secoli questa dottrina, lasciando intatto il
nucleo concettuale derivato “fedelmente” o quasi da Adam Smith.
Per gli economisti, infatti,
cambia solo la distribuzione del debito, ma la sua generazione con la
moneta creata privatamente e dal nulla dalle banche rimane. Infatti
parlano di investimenti, mentre il
denaro serve solo a misurare la ricchezza, non la crea.
Essendo la moneta ben diversa da quello che gli economisti vorrebbero
farci credere, ma soprattutto essendo privata, ecco che solo
la convenzione giuridica potrà risolvere il problema, perché solo
essa consente di disciplinare la proprietà, mentre l'economia si
occupa dei meccanismi della distribuzione, relegando
gli economisti al ruolo
di ragionieri.
Se
Fusaro vuole veramente porsi come il filosofo che contribuirà a
demolire i dogmi economici e capitalistici del nostro secolo, dovrà
necessariamente abbandonare questi economisti e avvicinarsi al
Galiani, ad Auriti e ad Aristotele, o sarà solo parte
dell'ingranaggio capitalista nella depauperizzazione della società e
nella sua cinesizzazione, svolgendo, al massimo, il ruolo di nuovo
falso idolo in cui l'arrivismo politico è la conclusione naturale in
un mondo dove il denaro (privato), può comprare anche le coscienze o
emarginarle completamente.
NOTE
[1]
“L'essenza
del sistema monetario contemporaneo è
la creazione del denaro dal nulla, mediante i prestiti spesso
sconsiderati, erogati dalle banche private”,
9
novembre 2010, articolo del Financial Times, “The
FED is right to turn on the tap”,
Martin
Wolf, capo editore del Financial
Times
ed ex membro della commissione bancaria indipendente del Regno Unito.
[2]
Mosler e
il lavoro
(http://www.mail-archive.com/neweconomics@googlegroups.com/msg00090.html)
[3]
La
Moneta dell'Utopia, capitolo “I
titoli di stato e l'abbaglio giapponese”,
pag
271
[4]
Hikkomori (http://it.wikipedia.org/wiki/Hikikomori)
[5]
Mosler,
Il
banchiere che vorrebbe salvarci dalle banche
(http://cogitoergo.it/?p=21955)
[6]
The Guardian 15
novembre 2011,
Il
denaro è
stato privatizzato con l'inganno,
(http://www.theguardian.com/commentisfree/2011/nov/15/money-privatised-stealth)
[7]
Dichiarazione Draghi sul denaro fiduciario, “Il
concetto di stabilità monetaria muta nel tempo, insieme con le
condizioni tecnologiche e istituzionali che la determinano. Tra
l’Ottocento e il Novecento anche l’Italia passa da un sistema in
cui la moneta è di metallo prezioso, o in esso convertibile, a uno
di moneta puramente fiduciaria. Nel primo, la stabilità monetaria è
sancita dal mantenimento della convertibilità della valuta in oro
alla parità prefissata. L’Italia sostanzialmente ci riesce: alla
vigilia della prima guerra mondiale, nonostante alcuni periodi di non
convertibilità, l’indice dei prezzi è allo stesso livello del
1861. Questa stabilità è percepita come lo stato naturale delle
cose. Con il prevalere della moneta cartacea l’innovazione
istituzionale in campo monetario è radicale. Si affermano le moderne
banche centrali, si definiscono norme, regole, organizzazioni,
necessarie per il governo di una moneta il cui valore non è più
ancorato a quello di un metallo, ma è completamente
basato
sulla fiducia.”
Archivio
della Banca d'Italia, La
cultura della stabilità monetaria dall’Unità a oggi. Intervento
di Mario Draghi, 4 aprile 2001
(http://www.bancaditalia.it/interventi/integov/2011/draghi-040411/Inaugurazione_Mostra_04_04_2001.pdf
)
[8]
Articolo Randall
Wray,
Moneta
credito e moneta di stato
(http://memmt.info/site/moneta-credito-e-moneta-di-stato/)
Io sono uno di quelli che ha da sempre creduto che la moneta debba trasformarsi da BENE PRIVATO in STRUMENTO PUBBLICO.
RispondiEliminaSolo così l'uomo potrà liberarsi dalla schiavitù del denaro. Lei Signor Daniele non sa che gioia mi da nel vedere che perlomeno un'altra persona in questo pianeta la pensa così.
Le sono infinitamente grato.
Grazie mille per i complimenti ... in realta' siamo molti a pensarla in questo modo, ma purtroppo non andiamo in TV, quindi per la massa non esistiamo!
EliminaUna parola sola....SPERANZA...questa è la via!! complimenti Daniele e grazie a Giacinto Auriti per i suoi lasciti! !! MONETA DI PROPRIETA' DEL POPOLO☺☺☺
RispondiEliminaGrazie ad Auriti e ai suoi studi .... cosi noi esistiamo
EliminaOttima analisi. Ora che sappiamo che la moneta bancaria è creata all'atto del prestito (o della spesa, come nel caso delle operazioni di mercato aperto), perché le banche non la contabilizzano all'attivo ALLA CREAZIONE prima di contabilizarla al PASSIVO all'atto del prestito o spesa ? E' solo per evadere le tasse oppure anche per fregare gli azionisti delle banche ?
RispondiEliminae' per controllare l'economia !!
EliminaSignor Daniele quando lei parla di proprietà popolare della moneta intende parlare di proprietà individuale o di proprietà del popolo come entità sociale?
RispondiEliminaL'accesso all'utilizzo della moneta è un diritto che si ha per il solo fatto di esistere o si deve guadagnare attraverso il lavoro ?
proprieta popolare...quindi del popolo, di tutti i cittadini, in quanto strumento sociale che ha valore grazie all'accettazione e alla convenzione tra tutti ...
Eliminaquindi naturalmente l'accesso al denaro e' un diritto per il solo fatto che accettando la convenzione diamo valore al simbolo...
D'altra parte nn ci sarebbe nulla di scandaloso se il denaro venisse distribuito gratuitamente visto che si tratta della misura del valore e del mezzo di scambio convenzionale creato dal nulla (ma meglio dall'astrazione mentale) ...
Il lavoro, e' la fase successiva, quella strumentale, e nemmeno l'unica, del denaro, e rappresenta la vera ricchezza da misurare con la moneta.
Chiaramente io posso regalare a tutti 1 milione, ma se nn vi sono beni e servizi da scambiare, quel milione vale 0 in quanto il denaro nn potrebbe realizzare la fase strumentale, ovvero essere un mezzo di scambio convenzionale.
Oggi con la moderna tecnologia potremmo lavorare tutti 20 h a settimana, scegliere uno stipendio adeguato (misura convenzionale) e smettere di crescere esponenzialmente per inseguire la nostra proprieta' ...
I nostri comportamenti, ovvero la produzione e il lavoro necessario, sono la vera ricchezza, per i quali la societa sara' chiamata a stabilire quali comportamenti sono dannosi e quali no ...
La proprieta popolare della moneta implica innanzitutto una rivoluzione culturale nella societa, perche diminuisce l'importanza ideologica del denaro come ricchezza e riporta l'uomo (la vera ricchezza) al centro della societa!
Caro Daniele cosa centra Galiani. Un giorno molti anni fa, forse una trentina di anni fa, durante il dibattito seguito ad una conferenza del Prof. Auriti, un tizio del pubblico ha avuto la pessima idea di fare una relazione tra le idee del prof. proprio con Galiani. Non ti dico quello che successo. Il povero avrebbe voluto scomparire. Il prof lo ha riempito di improperi che non ripeto per renderli attuali.
RispondiEliminaCiao Luciano,
Eliminama nulla, era un'esortazione per Fusaro, se proprio non voleva leggersi Auriti, almeno poteva leggersi Aristotele o Galiani. Non perchè Galiani avesse una valida teoria monetaria, indubbiamente, ma almeno si discostò un pochino dal pensiero dell'epoca riprendendo in parte Aristotele. Non sono un'estimatore di Galiani, infatti credo di averlo citato solo in questo articolo, e mai nei miei libri, e solo a titolo "esortativo", visto che Fusaro mi rispose di fidarsi dei suoi "amici di aperitivo" Borghi e Rinaldi. Tutto qui. Sicuramente il professore era più focoso di me, e immagino la sua reazione ;)