martedì 13 marzo 2018

La falsa eguaglianza tra moneta-merce e Fiat System




"Miti dell'inflazione: la falsa eguaglianza tra moneta-merce e Fiat System", quarto capitolo del libro "Il Complotto del Fruttivendolo" di Daniele Pace

Nell'affrontare questo argomento occorre innanzitutto fare un premessa di precisazione sull'attuale concepimento del Fiat System da parte di chi ne detiene il potere: il sistema bancario.
Nonostante il Fiat System sia basato su una struttura fiduciaria dal valore nominale, il sistema bancario continua a pensare, questo tipo di moneta in relazione all'inflazione, come se si trattasse di una moneta merce di stile medioevale, basato sul valore intrinseco, alimentando in questo modo tra gli economisti, la credenza che la moneta possa inflazionarsi in dipendenza della sua quantità. Il valore intrinseco dell'oro dei secoli passati oggi è sostituito dalla fiducia che a detta del governatore Draghi [1] reggerebbe il valore del denaro. In questo specifico la problematica è ancora diversa rispetto a quanto trattato nel capitolo precedente. [2]

Fino a poco tempo fa si poteva leggere sul sito della Banca d'Italia come in passato l'erosione del metallo prezioso nelle monete metalliche al fine di lucro incidesse sull'inflazione, diminuendo il valore di ogni singolo conio. Oggi questa errata interpretazione dell'inflazione dovuta all'erosione del metallo viene sempre meno “pubblicizzata”, tanto da essere sparita dai siti di molti istituti di credito ufficiali.
Questo esempio dell'erosione del metallo in relazione all'inflazione, molto in voga prima della crisi, tendeva certamente ad alimentare la confusione tra il valore di una valuta e l'indice dei prezzi al consumo, e a giustificare l'esistenza di un ente centrale predisposto al controllo ferreo dell'inflazione in stile Deutsche Bundesbank.

In realtà nelle ricostruzioni storiche riportate in numerosi testi, tra cui il mio La Moneta dell'Utopia, si evidenzia come la moneta nel passato fosse stata emessa nel suo valore seguendo due criteri distinti, l'uno che avesse un valore nominale, e l'altro che avesse un valore intrinseco.
La prima moneta era la numisma aristotelica, in cui il valore veniva deciso per legge e reso di molte volte superiore a quello intrinseco, in modo che non fosse il metallo a determinarlo, ma la legge dello stato.
La seconda moneta era invece la moneta-merce largamente usata quando il concetto di numisma fu dimenticato e il valore del conio era stabilito dal peso stesso del metallo. Queste furono le prime monete di concetto orientale, utilizzate in Occidente fino alle varie riforme basate sul concetto aristotelico di misura del valore, mutuato a Roma per lungo tempo ed abbandonato con la caduta dell'Impero. A questo proposito molto si è detto circa la responsabilità che ebbero gli imperatori nel diminuire il contenuto metallico delle loro moneta, ma in realtà, essendo queste di valore stabilito per legge, la diminuzione quantitativa del metallo non aveva nessun impatto sul conio, e tanto più sull'inflazione che non ha legami con la massa monetaria. Il reale problema monetario del tardo impero fu un'autentica rarefazione monetaria e non la diminuzione del metallo contenuto.

Gli economisti oggi non hanno ancora saputo dare una definizione di denaro ma solo stabilirne le caratteristiche. Le definizioni invece sono molto differenti fra loro a seconda della corrente economica di riferimento, seppur l'introduzione dell'euro avrebbe dovuto fornire indicazioni valide per definire la reale natura della moneta. Gli economisti invece sembrano bloccati su concetti che non tengono conto degli aspetti sociali e giuridici che il denaro moderno comporta, aspetti molto ben approfonditi invece dal professor Auriti dell'Università di Teramo.
L'introduzione dell'Euro, per mezzo di una legge, non ha affatto stimolato gli accademici delle facoltà di economia, chiusi nei loro principi economici influenzati dalla letteratura anglosassone che per sua natura non può, nel caso dell'economia, includere concetti sociali e giuridici in questi studi.
Così la comprensione del denaro moderno, quello che gli economisti vorrebbero capace di inflazionarsi con l'aumentare della massa monetaria, è rimasta a concetti pensati durante i regimi di Gold Standard e moneta merce, escludendo quindi la moneta convenzione stabilita per legge, la stessa legge che con un colpo di penna ha visto nascere la moneta unica. La giurisprudenza ha stabilito, ma in questo caso è più appropriato dire imposto, la moneta convenzione Euro.
La domanda da porsi è: può una convenzione inflazionarsi ?
Qual è la differenza tra la moneta numisma dell'antichità, quella aurea dei secoli seguenti, e l'odierna moneta Fiat fiduciaria, e quale la sua relazione con l'inflazione ?

Possiamo dire che la moneta numisma e la moneta Fiat moderna sono create per legge, senza nessuna relazione con il materiale che ne raffigura il simbolo, mentre la moneta-merce aurea aveva un comportamento assolutamente eguale ad una qualsiasi merce con valore fluttuante.
Mentre nella moneta numisma il metallo era solo il supporto per rappresentare il valore, come lo è la carta e il numero digitale del computer nella moderna moneta Fiat, in quella aurea il metallo era il valore intrinseco della moneta. Quindi solo questa può essere considerata come una merce, mentre le altre due sono monete stabilite nel valore dalla legge che crea una convenzione. La convenzione giuridica non può essere soggetta ad inflazione e l'errore fondamentale degli economisti, passati e odierni, è stato quello di definire la moneta come merce, così come oggi continua a discuterne il sistema bancario. Questo sia nel caso dell'inflazione che in quello del prestito ad interessi.
Ma come oramai svelato con l'introduzione del sistema Fiat, e come esposto due millenni fa da Aristotele, la moneta non può essere una merce, ma solo una convenzione da regolare per legge, la nomos aristotelica perfezionata nel pensiero da Giacinto Auriti. [3]
Ecco allora che l'errore fondamentale nell'approccio alla moneta viene ancora oggi perpetrato nell'utilizzare in primo luogo modelli economici pensati durante il Gold Standard, oggi superati da un nuovo modello monetario, e in secondo luogo dal trattare di moneta come se fosse una merce e non una convenzione sociale il cui valore e la cui creazione vengono stabilite per legge.

Il denaro non può essere una merce anche se vi sono delle somiglianze di forma. In quanto alla sostanza, ma in particolare la sua creazione, vi sono meccanismi e processi non solo diversi, ma anche appartenenti a sfere che nulla hanno a che vedere tra loro.
Le somiglianze di forma si trovano nella possibilità di scambio, nella misurazione di un valore e in un valore d'uso, ma la creazione della merce e quella del denaro seguono e nascono in processi, l'uno materiale, l'altro spirituale, tra loro non associabili.
La merce è un bene economico naturale o lavorato, scambiabile con altra merce, che ha necessità di un ciclo economico relazionato ad un tempo ed un lavoro reali di produzione e di un valore d'uso.
Anche i beni naturali hanno bisogno di tempo e di risorse. Il legno ad esempio ha bisogno della crescita dell'albero e dell'assimilazione dei nutrienti, forza lavoro ed energia naturale. Il petrolio di processi chimici e tempi geologicamente ampi. Qualsiasi bene materiale prodotto dall'uomo necessita di un ciclo produttivo egualmente ai cicli naturali della terra.
Il denaro al contrario, è scambiabile con merce e possiede un valore d'uso essendo un mezzo di scambio, ma non ha bisogno di cicli economici che impieghino tempo e lavoro in quanto esso è tempo, spirito e convenzione. Ha valore non come necessità primaria umana e non come espressione del lavoro umano, ma come espressione della convenzione sociale, che non richiede “manodopera” ma regola giuridica. Il denaro non può essere una merce in quanto manca di acquisire il valore nell'uso specifico che caratterizza un bene. Esso ha un potere d'acquisto, che è il suo valore d'uso, nella previsione temporale del suo utilizzo come mezzo di scambio e misura del valore dello scambio. Ma esso è convenzione in quanto non è l'elemento materiale a conferire valore, ma la convenzione sociale, l'accordo tra parti, oggi imposto per legge, che esso abbia quel valore. Per esistere oggi, come lo fu nei tempi della numisma, ha bisogno solo della convenzione sociale, imposta o consensuale. Carta ed inchiostro, quindi spirito e giurisprudenza. Il materiale che rappresenta il valore non ha nessuna importanza, e quindi il ciclo economico da cui deriva, quando sussiste la convenzione, tanto che oggi il denaro è rappresentato per il 90 per cento, da scritture contabili computerizzate immateriali.
Si tratta quindi di un accordo sociale di creazione di un valore nel tempo, stabile e condiviso, che abbia una funzione strumentale, creato dallo spirito umano, dalla mente creativa, per cui nascita è sufficiente la legge. Non vi è un ciclo economico, non vi è materia o lavoro.

La differenza con la merce nel processo di creazione del denaro è evidente. Questo pur avendo un uso utilitaristico nello scambio, non ha il consumo/godimento “classico” vero e proprio della merce. Una convenzione sociale imposta o consensuale, creata dalla mente e/o dalla legge non può inflazionarsi in nessun modo e il suo valore viene stabilito arbitrariamente e non secondo presunte “leggi naturali”.
Infatti il suo comportamento nella circolazione è completamente diverso da qualsiasi altra merce. [4]
L'economia moderna vorrebbe una relazione tra quantità di moneta e inflazione, apparentemente come nel caso di un'erosione del metallo, non a caso facendone prima riferimento anche nel sito della Banca d'Italia. Oggi questo riferimento è scomparso ma ne resta una sorta di traccia quando si tenta di legare la moneta convenzione moderna all'inflazione.
Un biglietto di carta o una scrittura digitale tuttavia non possono diminuire il loro valore essendo questo convenzionalmente scritto. Possono certamente acquistare meno beni rispetto al passato, ma in conseguenza dell'aumento dei prezzi e non alla diminuzione del loro valore, che resta fisso.
Questo valore fisso sarà evidenziato nel proseguo di questo lavoro con la dissertazione sull'equazione di Fisher in cui si vorrebbe dimostrare una relazione tra inflazione e massa monetaria [5]. Per il momento è sufficiente rompere il legame diretto e causale tra l'aumento della massa monetaria e inflazione che l'equazione vorrebbe dimostrare e che la convenzione imposta dallo stato già smentisce essendo essa invariabile.
Il denaro infatti in passato veniva accettato come consuetudine, definita poi come valore giuridico indotto dal professor Auriti [3], che lo stato converte in convenzione per mezzo della legge. Una volta accordato che una singola banconota, ed oggi un numero digitale, ha un determinato valore X, questo non può modificarsi perché la somma delle banconote, o dei numeri digitali, varia. Questa sarà necessariamente la somma dei valori X, che restano costanti in quanto il valore di una banconota, che resta un certificato legale a tutti gli effetti, non è variabile, così come il numero digitale del computer con il quale si eroga il credito bancario, ovvero la promessa a richiesta di liquidità nella stessa specie monetaria da parte della banca.



[1] Archivio della Banca d'Italia, La cultura della stabilità monetaria dall’Unità a oggi. Intervento di Mario Draghi, 4 aprile 2001 (http://www.bancaditalia.it/interventi/integov/2011/draghi-040411/Inaugurazione_Mostra_04_04_2001.pdf )
[2] Inflazione dei prezzi e svalutazione monetaria, pag. 14
[3] Il paese dell'utopia, Giacinto Auriti, PDF gratuito, (http://www.signoraggio.com/auriti/ilpaesedellutopia_auriti.pdf )
[4] Preesistenza di V e T nello scambio: Riserva di Valore e circolazione, pag. 64
[5] TERZA PARTE, pag 41

domenica 29 ottobre 2017

Tutti i libri in offerta grazie al supporto delle donazioni (1-5€)


Grazie al supporto di alcuni donatori, da oggi tutti i libri cartacei e PDF, ad eccezione del paperback de La Moneta dell'Utopia, saranno da oggi in offerta fino ad esaurimento scorte.

Potrete quindi acquistare i libri cartacei “Il coniglio nel cilindro – Contabilità bancaria e creazione monetaria” e “Il complotto del fruttivendolo – Moneta e inflazione” a soli 5 euro.

I PDF saranno invece tutti a 1 euro. Per acquistare i libri basta andare sulla colonna di destra del blog e fare la propria scelta.

Tutto questo è stato possibile grazie ad alcuni donatori che hanno volontariamente coperto alcune spese per permettere a tutti di poter usufruire delle mie ricerche. Un grazie a questi donatori e a tutti quelli che acquisteranno i libri. La promozione durerà fino all'esaurimento delle scorte cartacee.


Daniele Pace

martedì 21 marzo 2017

IL CONIGLIO NEL CILINDRO - CONTABILITA' BANCARIA E CREAZIONE MONETARIA

IL CONIGLIO NEL CILINDRO
CONTABILITA' BANCARIA E CREAZIONE MONETARIA

Un libro per mettere ordine sull'argomento, un'analisi completa di tutti gli aspetti della creazione di moneta bancaria, da quelli contabili a quelli giuridici, e i singoli movimenti di moneta sul bilancio bancario in modo da ricostruire, con precisione, ogni iscrizione contabile sul bilancio che permette alle banche non solo di creare un loro mezzo di pagamento da utilizzare in economia, ma anche di tenerlo per avvantaggiarsi in situazioni di monopolio.





Il libro riporta i singoli articoli dei Principi Contabili Internazionali con i commenti e le spiegazioni sui loro significati, così come per il codice civile.

Il coniglio nel cilindro, nel titolo, vuole proprio descrivere una sorta di trucco da prestigiatori, con cui il sistema creditizio riesce a produrre un bene dal nulla senza nessun ciclo economico. Il processo di creazione monetaria viene descritto nell'analisi preliminare, in tutti gli elementi, dalla contiguità tra moneta legale e moneta bancaria, ai principi contabili, riportati e commentati in un lungo capitolo, passando per i pagamenti interbancari e le camere di compensazione, dove il trucco del prestigiatore agisce prima di riportare la moneta in bilancio senza distruggerla. Attenzione viene anche riservata alle operazioni “fuori bilancio”, spazio al di fuori delle regola dove transitano volumi monetari molto al di sopra di quelli presenti nei bilanci, e alle riserve passive, dove i proprietari delle banche possono riscuotere i loro dividendi.

Un libro che vuole essere di analisi ma anche di aiuto alle soluzione proposte dai vari movimenti di riforma monetaria.

Indice

PREFAZIONE
5


PRIMA PARTE
ANALISI PRELIMINARE
7

Introduzione

9
L'esistenza della moneta bancaria e i dati
14
1. Base monetaria e moneta bancaria
21
1.1 La ridefinizione di moneta e gli aggregati monetari
24
1.2 La differenza tra base monetaria e moneta bancaria
26
1.3 La moneta bancaria tra debito a vista e deposito
30
2. Il deposito bancario e il codice civile
33
3. Il bilancio bancario
38
4. Definizioni contabili nei Principi Internazionali
47
4.1 La partita doppia
48
4.2 La revisione e il controllo del bilancio
52
4.3 Le definizioni utili nei principi contabili internazionali
53
4.4 Moneta ed eliminazione contabile. Perché la banca non distrugge il denaro
61
4.5 Definizioni contabili e creazione di moneta scritturale.
Perché la banca può creare moneta
66
4.6 Definizioni contabili. Conclusioni
71
5. La creazione monetaria e il credito
73
5.1 Il moltiplicatore monetario e la rilevazione in bilancio
76
5.2 Le potenzialità del moltiplicatore monetario dei depositi
80
6. I vincoli alla creazione monetaria
85
6.1 La riserva obbligatoria di liquidità (ROB)
86
6.2 Il rischio di liquidità
91
7. I pagamenti interbancari
93
7.1 La nascita della camera di compensazione moderna
97
7.2 Il sistema di compensazione nazionale
101
7.3 TARGET 2
105
7.4 I conti PM e HAM
106
7.5 L'anticipazione infragiornaliera
107
7.6 E-MID
108
7.7 Conclusioni
109

SECONDA PARTE
IL CONIGLIO NEL CILINDRO


111

8. Il coniglio nel cilindro

113
8.1 Una pratica medievale: le fiere e la prima compensazione
114
8.2 Camera di compensazione e bilancio bancario
119
9. Le iscrizioni contabili dalla creazione al rimborso del prestito
128
9.1.1. Il cliente α chiede 100€ in prestito alla banca A
131
9.1.2. Il cliente α paga 100€ ad un fornitore, cliente β
della banca B
132
9.1.3. La compensazione di fine giornata: La banca A
paga 100€ alla banca B
134
9.1.4. La compensazione di fine giornata: La banca B
riceve 100€ dalla banca A
138
9.1.5 Il cliente α restituisce il prestito di 100€ alla banca A in
contanti
141
9.1.6 Il cliente α restituisce il prestito di 100€ alla banca A
tramite conto corrente
143
9.2 La dinamicità dei flussi interbancari nei pagamenti
145
9.2.1 Aggiustamento degli squilibri di bilancio
148
9.2.2 L'equilibrio patrimoniale con il finanziamento del prestito
153
9.2.3 Le operazioni fuori bilancio
154
10. Le Riserve
159
11. Semplificazione schematica
162
12. Tasse, fallimenti e soluzioni
167
12.1 Le banche pagano le tasse?
167
12.2 Le banche possono fallire?
169
12.3 Le soluzioni
170
13. Conclusioni
172

IL CONIGLIO NEL CILINDRO

lunedì 30 gennaio 2017

Piena solidarieta' a Claudio Messora

Di Daniele Pace
Pur non essendo il mio "informatore" preferito, esprimo piena solidarietà al blogger Claudio Messora (Byoblu) vittima della censura indiretta, attraverso il potere del denaro, del suo blog. L'atto con il quale Messora è stato privato dei proventi pubblicitari da parte di Google, è un chiaro attestato di come questa "democrazia" occidentale odierna, sia solo una copia ben fatta delle vecchie monarchie e dittature europee, dove, in luogo del Ministero della Censura, è sufficiente privare il cittadino delle proprie entrate, per ridurlo al silenzio. Come alcuni sanno, le entrate pubblicitarie che provengono dai click sui banner nei siti, sono il solo finanziamento su cui l'informazione indipendente può contare, a parte qualche rara e sporadica donazione. 

L'attuale "democrazia finanziaria" ha sostanzialmente sostituito il dittatore monarca, con il potere dei soldi, senza i quali nulla è più possibile in un mondo dominato dal denaro, anche per chi fa parte di quel ceto medio-basso (sempre più basso), che non avrebbe certamente bisogno di enormi capitale, ma solo di un "normale" introito, per poter essere indipendente. 
Certamente vi sono altre aziende fornitrici di pubblicità, a cui un blogger può rivolgersi, pur con guadagni più modesti rispetto a quelli di Google Adsense, ma questo non risolve, anzi evidenzia, i problemi che l'informazione indipendente dovrà affrontare in futuro, e sta già affrontando oggi. Nella maggior parte dei casi si tratta di puro "volontariato", in quanto gli introiti pubblicitari sono molto bassi, e probabilmente si continuerebbe a fare informazione, pur in mancanza di queste piccole entrate. La mia lotta non dipende certamente dai 200 euro di fatturato pubblicitario l'anno che si riescono a fare. 

Ma quel che è successo deve essere un monito anche per i cittadini stessi, che seguono l'informazione indipendente. Non devono pensare, questi cittadini, che i blogger possano essere lasciati soli nel combattere un potere enorme, sia dal punto di vista politico che finanziario. 
I segnali, di un futuro sempre più buio, sono eloquenti. Pur non condividendo le linee economiche di Byoblu, che ritengo errate in quanto dettate da economisti "contro" che non riportano i reali meccanismi del sistema monetario, preferisco il mio giudizio personale, e la replica, come fatto in passato ad esempio nell'articolo Diego Fusaro e la cinesizzazione dei sovranisti, al Ministero delle "Fake News". Oggi è capitato ad un blogger, che pur non essendo tra i miei preferiti, ha tutto il diritto di essere giudicato dalla rete e dai suoi lettori, e non da un "centro di comando" autoritario. Domani potrebbe capitare ai miei blogger preferiti, o a me stesso. E i metodi potrebbero essere anche più coercitivi.
Per questo, rilancio anche io, come fatto dal Movimento 5 Stelle attraverso il blog di Beppe Grillo, dall'Antidiplomatico, e da chissà quanti altri blog di cui non sono a conoscenza, l’appello di Claudio Messora:
È inutile prendersi in giro. Il mondo sta cambiando. Dal basso. Dopo il referendum sulla Brexit, il Referendum Costituzionale in Italia e, ciliegina sulla torta, l'elezione di Donald Trump in america, la battaglia politica - che se fosse una partita di calcio potremmo chiamare: "Cittadini - Resto del Mondo" -, ha prodotto dei vincitori e dei vinti. Solo che i vinti non ci stanno. Per queste persone la democrazia è buona solo quando appartiene a loro. Se vincono gli altri allora "c'è un problema". Dopo il successo di Obama nel 2009, la rete veniva salutata come uno strumento di libertà democratiche. Dopo la vittoria di Trump, la rete è stata demonizzata come il luogo delle bufale, le cosiddette "fake news", come se i ballisti si trovassero solo sul web e non fossero un fenomeno trasversale che riguarda tutti, dai grandi media mainstream alle istituzioni, fino a qualunque gruppo di amici. La realtà è che hanno realizzato che se i cittadini, informandosi liberamente in rete, hanno cambiato le sorti di quella che è la più grande democrazia del mondo, i nostri professionisti europei della politica sono finiti. Presto avremo le elezioni in Germania e in Francia (per non parlare delle possibili elezioni in Italia). Basta che oltralpe vinca la Le Pen, o che salti la Merkel a Berlino, e dalla sera alla mattina ci sveglieremo in un mondo diverso, così come è successo a più di 300 milioni di cittadini nordamericani.

Per impedirlo, Hillary Clinton ha aperto le danze, lanciando la crociata della Santa Inquisizione contro la libertà della rete. E il 23 novembre 2016, il Parlamento Europeo ha votato la Risoluzione "Comunicazione strategica dell'Unione europea per contrastare la propaganda contro di essa a opera di terzi", con il voto contrario di M5S Europa, in cui si parla esplicitamente della possibilità di limitare il pluralismo dei media. Facebook ha annunciato che avrebbe creato una task force in ogni paese, per contrassegnare i post che a loro insindacabile giudizio sono da annoverarsi tra le "fake news" e toglierli, nei fatti, dagli schermi degli utenti (e poi accusano chi provocatoriamente parla di Tribunale del Popolo: almeno quello, il "Tribunale", sarebbe del popolo), iniziando guarda caso proprio dalla Germania e affidando tale attività a un'organizzazione che tra i suoi finanziatori conta l'immancabile George SorosGoogle ha quindi annunciato di avere cambiato le regole per il suo servizio "Adsense" (la pubblicazione di banner pubblicitari sui siti web, che seppure spesso modesta ha rappresentato una delle poche fonti di finanziamento dei blog di informazione libera), al fine di disattivare la monetizzazione dei siti web che "ingannano i loro lettori fingendosi testate giornalistiche". La presidente della Camera Laura Boldrini (che dovrebbe essere un organo terzo rispetto al campo di pertinenza della politica, il quale agisce attraverso il dibattito parlamentare e parla attraverso le leggi) ha infine chiesto ai social network di farsi carico di intervenire per "smascherare le fake news". Nessuno aveva il benché minimo dubbio che tutto questo polverone incomprensibile (abbiamo già la polizia postale e la magistratura per perseguire i reati: basta dare i soldi a loro, senza bisogno di istituzionalizzare sedicenti "debunker") avrebbe finito per tagliare le gambe a chi produce informazione libera e indipendente, cioè disallineata e non controllabile attraverso l'erogazione di fondi, l'attribuzione di incarichi o le lusinghe delle poltrone televisive.



Tre giorni fa Scott Spencer, dirigente Google che si occupa proprio della piattaforma Adsense, ha annunciato di avere già rivisto oltre 550 siti web e di avere preso provvedimenti contro 340 di loro, colpevoli di "dare una falsa rappresentazione di se stessi e di ingannare i propri lettori fingendosi testate giornalistiche". Riuscite a capire cosa significa?È la morte della rete per come Gianroberto Casaleggio ce l'aveva fatta amare: il terreno della libertà, dello scambio, dell'approfondimento, della consapevolezza che passa attraverso la condivisione informata e il dibattito pubblico, dove la credibilità e l'autorevolezza sono la sola forma di fiducia che i lettori pretendono da un blogger, opposta alle falsità e alle menzogne che ogni giorno, da testate giornalistiche o televisioni che si fingono imparziali, ingannano - loro sì - un pubblico enorme, mascherando o manipolando la verità.
Ieri, dopo essere tornato da Roma per dibattere insieme a centinaia di giornalisti (ironia della sorte) proprio di "fake news", trovo una email di Google che mi informa di avere disattivato la monetizzazione del mio blog decennale (i banner pubblicitari), con la motivazione che inganno i miei lettori fingendomi una testata giornalistica (una "news organization"). In fondo all'email una scritta raggelante: "Nessun ricorso: questa decisione è da considerarsi irrevocabile". Il link di esempio fornito mostra un mio post dove, in uno spezzone video, un parlamentare della Repubblica discute in aula (durante un intervento "pubblico", pagato con soldi "pubblici", quindi la questione non ha a che fare con nessun copyright) della possibilità di fare un referendum sull'euro. Ho usato un titolo forte? Ho usato un testo di commento che incita all'odio? Niente di tutto questo: ho scritto poche righe, sobrie, talmente sobrie che al confronto il loden di Monti pare un giubbotto da metallaro.

Questo provvedimento, che mina seriamente la capacità di produrre informazione liberafuori dal tempio del giornalismo "autorizzato" aggredendone il modello di sostentamento economico, mostra quali siano gli obiettivi reali della campagna scatenata contro le fake-news: spegnere qualunque voce indipendente che possa restituire al termine "democrazia" un significato autenticamente spendibile, nel tentativo disperato di invertire il corso della storia e mantenere saldamente il controllo nelle mani di chi, politicamente, ha una fottuta paura di perderlo.

Questa è la linea del Piave dell'informazione libera: va tenuta ad ogni costo. Google deve rispondere. Non bisogna arretrare di un centimetro. In gioco non c'è la mia modesta persona (come avrebbe detto Biagi), ma la rete come l'abbiamo conosciuta e amata e che, se lasciamo passare cose come queste, da oggi potrebbe diventare un cimelio da museo.

Ringrazio Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle che dimostrano, nonostante alcune differenze di idee, di avere a cuore la libertà della rete sopra ogni cosa. Devo confessare che è in momenti come questo che Gianroberto mi manca di più, così come credo che manchi ancora adesso a tutti quelli che lo hanno conosciuto. Sono sicuro che mi avrebbe chiamato e, con quella granitica, incrollabile certezza capace come sempre di fugare ogni dubbio, mi avrebbe detto: "Non preoccuparti: hanno già perso. La rete non si ferma: non la ferma più nessuno, neanche loro".