Di Daniele Pace
I due governatori
delle banche centrali tedesca e francese, hanno redatto un documento, passato del tutto inosservato ai media, per
spingere verso un Ministero del Tesoro Unico per la zona euro con un
consiglio di bilancio indipendente. Tra i mezzi di informazione, solo
Repubblica ha pubblicato il testo e la notizia, naturalmente con
commenti positivi da parte di Eugenio Scalfari che si è
dichiarato anche sorpreso di questo silenzio mediatico
attorno alla questione.
Una dichiarazione, quella dell'ex direttore, del tutto inappropriata,
visto che fino ad oggi le grandi decisioni in tema monetario sono
state sempre occultate ai cittadini, fin da quando una Banca
d'Inghilterra privata conquistava il parlamento inglese con i suoi
parlamentari del partito Whig nel
Settecento e Ottocento.
Ma
forse, la nuova strategia del potere bancario ormai imperante, non ha
più bisogno di celarsi e può discutere di come depauperizzare il
popolo anche sui giornali. E comunque, l'unico a dare la notizia,
Eugenio Scalfari, non solo loda l'iniziativa dei due banchieri, ma
fornisce quel velo di mistero sul silenzio degli “altri” come ad
esaltare ancor di più
l'iniziativa dei due banchieri.
La
risposta di Scalfari, e dei due banchieri, ai problemi europei,
lavoro, disoccupazione, demografia, è
quella di allontanare ancora di più il centro decisionale e politico
dalla realtà sociale, con un super Tesoro, magari piazzato al centro
dell'Europa con a capo un ministro che dovrà decidere le sorti di
Pantelleria come quelle una qualsiasi altra area del continente a
livello macroeconomico.
Una
politica economica vecchia di tre secoli, la classica dei
mercantilisti inglesi che analizzavano la “ricchezza della
nazione”, dimenticando il benessere del cittadino. Poco importa se
la “ricchezza della nazione” comporterà il sacrificio dei suoi
abitanti, come successe nell'Inghilterra descritta da Dickens. La
“ricchezza della nazione” infatti, oggi come allora, era un
insieme di teorie e di numeri su importazioni ed esportazioni,
produzione e profitti, per i grandi mercanti e banchieri monopolisti
che avrebbero poi dovuto far cadere la ricchezza dall'alto, ma che
produsse l'effetto contrario, creando l'economia che conosciamo oggi.
Un'economia
che non aveva nessuno spirito sociale, ridotta a sterili numeri e
teorie macro, senza riguardo per gli individui, ma che difendeva la
Banca d'Inghilterra che accentrava il potere monetario della nazione,
attraverso i voti dei suoi azionisti eletti in parlamento.
Oggi
i banchieri ci riprovano, con i soliti argomenti. Per combattere la
disoccupazione l'unica soluzione è
concentrare ancora di più il potere in un solo ministero, ancor più
distante e distaccato dai cittadini, lontano. Per le
riforma strutturali meglio avere un ministero unico e così via.
La
realtà è
nel documento firmato dai due banchieri, “condivisione
della sovranità = condivisione dei rischi”,
che tradotto in parole semplici diventerà “garanzia per i grandi
creditori (le banche) di veder ripagati i debiti”. Non a caso nello
stesso documento si chiede un rafforzamento delle regole e il
completamento dell'unione bancaria europea.
I
due banchieri chiedono
dunque garanzie sul debito sovrano. (“in
questo sistema
di maggiore responsabilità individuale, dovremmo assicurarci anche
che il rischio, compreso quello legato alle esposizioni debitorie
degli Stati, venga tenuto in considerazione da tutti gli operatori,
non foss'altro che per ridurre la vulnerabilità delle banche in caso
di turbolenze che interessano il debito sovrano”[1].)
Essi
vogliono assicurarsi il pagamento dei debiti e il coinvolgimento dei
privati nell'erogazione di nuovi prestiti agli stati. Privati che non
possono essere altro che banchieri, gli unici in grado di operare sui
debiti sovrani. (“Inoltre,
sarebbe necessario esaminare come coinvolgere meglio gli investitori
privati nei piani di salvataggio previsti nel quadro del Meccanismo
europeo di stabilità, e come concepire un processo di
ristrutturazione del debito sovrano”.[1])
Questo
documento è
la dichiarazione di intenti per i futuro prossimo, già
annunciata da Draghi, a cui i due governatori hanno dato
un'ideologia, quella del superministro per risolvere i superproblemi
europei, contro
qualsiasi rinazionalizzazione. Infatti,
con la scusa di combattere le tendenze nazionaliste scatenate dalla
dittatura europea, i banchieri sono del “parere
che il futuro dell'Europa non possa poggiare su una
rinazionalizzazione, ma al contrario debba passare attraverso un
rafforzamento delle sue basi”[1],
spingendo per un modello che, dietro false promesse, sta trasformando
il continente in una
proprietà privata delle lobby.
Sicuramente
il documento avrà un seguito teorico, come previsto da numerosi ad
attenti ricercatori, per arrivare ad una nuova forma legislativa di
attuazione della volontà dei banchieri.
NOTE
[1] Il
documento completo dei governatori tedesco e francese:
Un'unica
autorità per governare l'euro
di
JENS WEIDMANN e FRANCOIS VILLEROY DE GALHAU *
OGGI l’Europa si
trova a un bivio. La crisi del debito non è del tutto terminata, e
in molti Stati membri la disoccupazione rimane elevata. L’ascesa
del terrorismo e l’ingente afflusso di profughi sono dei problemi
che non potranno rimanere senza risposta. In Francia come in
Germania, qualcuno può avere la percezione che la solidarietà
europea, su questi due punti, sia carente. Altri arrivano addirittura
a rimettere in discussione il progetto europeo, e le tendenze
nazionaliste in diversi Stati membri si stanno accentuando. Tuttavia,
come cittadini europei impegnati, noi siamo del parere che il futuro
dell'Europa non possa poggiare su una rinazionalizzazione, ma al
contrario debba passare attraverso un rafforzamento delle sue basi.
Gli europei condividono valori forti, un modello sociale equo e una
moneta solida. È questo il patrimonio su cui dobbiamo costruire.
Premesso ciò, va detto che la crisi del debito sovrano ha scosso la
fiducia nell'Unione economica e monetaria europea. Malgrado le
differenti misure in atto per migliorare la stabilità della moneta
unica, il quadro strutturale presenta insufficienze gravi. Non solo:
la zona euro patisce la debolezza della crescita economica. Se è
vero che la politica monetaria ha apportato sostegno all'economia
della zona euro, è vero anche che non è in grado di generare una
crescita duratura, dunque non costituisce l'argomento principale di
questo editoriale. Sono necessare altre politiche economiche. Per
rafforzare la prosperità e la stabilità della zona euro è
necessario erigere tre pilastri economici: programmi di riforme
strutturali nazionali portati avanti con determinazione, un'unione
ambiziosa di finanziamenti e investimenti e una gestione migliore
dell'economia.
Il fardello
demografico. Programmi di riforme strutturali condotti con
determinazione sono essenziali per rafforzare crescita e occupazione.
Cominciamo dalla Francia: il funzionamento del mercato del lavoro
necessita di miglioramenti e va affrontato il dualismo fra contratti
a tempo determinato e indeterminato; al di là del credito di imposta
per competitività e occupazione, sono necessarie altre misure per
ridurre il costo degli impieghi non qualificati; il sistema di
istruzione e formazione va riorganizzato per creare vie d'accesso al
lavoro per i giovani, la promozione dell'apprendistato potrebbe
rappresentare la via migliore. Sui mercati di beni e servizi, la
concorrenza va rafforzata sopprimendo le barriere in entrata e in
uscita, in particolare nei servizi. Sul debito pubblico, si
dovrebbero proseguire gli sforzi intrapresi per raggiungere livelli
più sostenibili: la disciplina di bilancio va rafforzata con una
gestione più rigorosa delle spese.
Anche la Germania, a
dispetto della situazione economica più favorevole, deve proseguire
sulla strada delle riforme: le tendenze demografiche dovrebbero
comportare una diminuzione della popolazione attiva, e l'afflusso di
rifugiati a cui assistiamo non cambierà le cose in modo
significativo. Il risultato sarà un rallentamento della crescita nel
lungo periodo.
Due sono le leve principali per agire: innalzare l'età
di pensionamento, per allinearla all'aspettativa di vita, e
accrescere il tasso di attività, in particolare incoraggiando più
donne a prendere parte al mercato del lavoro. I servizi per
l'infanzia e i servizi educativi vanno migliorati e sviluppati. Il
sistema fiscale e di ridistribuzione tedesco può essere modificato
per stimolare la ricerca di un impiego retribuito. È necessario
varare misure decise per garantire ai rifugiati che resteranno nel
Paese le conoscenze linguistiche e le competenze professionali
necessarie per trovare lavoro. Inoltre, gli ostacoli all'aumento
della produttività potrebbero essere eliminati riducendo le barriere
in entrata, per esempio con la liberalizzazione e la
deregolamentazione delle professioni, o con la rimozione dei vincoli
alla creazione di un'impresa.
Un'insufficiente
mobilizzazione del risparmio.
Oltre a riforme
strutturali su scala nazionale, sono necessarie misure a livello
europeo per rafforzare la crescita. La soppressione delle barriere
esistenti alla creazione di un mercato comune nei servizi e nel
digitale consentirebbe di moltiplicare i benefici prodotti
dall'integrazione dei mercati dei beni.
La seconda tappa
importante sulla strada del rafforzamento della zona euro riguarda
l'implementazione di un programma ambizioso di "unione dei
finanziamenti e degli investimenti". Infatti, una delle sfide
principali riguarda il paradosso di un risparmio abbondante che non
viene sufficientemente mobilizzato per investimenti produttivi.
L'Europa può fare di più per colmare il divario, l'emissione di
azioni sembra l'evoluzione più promettente. In Europa il peso
dell'emissione di azioni fra gli strumenti di finanziamento delle
imprese è la metà che negli Stati Uniti, mentre il finanziamento
attraverso il debito è il doppio. Questo è un problema, perché il
finanziamento attraverso l'emissione di azioni è il modo migliore
per condividere i rischi e le opportunità, e per sostenere
l'innovazione. Per esempio, il mercato borsistico americano,
caratterizzato da una forte integrazione, è in grado di ammortizzare
il 40% di uno shock economico che interessa un singolo Stato, perché
i guadagni e le perdite delle imprese vengono distribuiti fra i
proprietari sull'insieme del territorio.
Condivisione di
sovranità. Nella zona euro, questa forma di condivisione dei rischi
è quasi inesistente. Avvicinarsi ai livelli Usa consentirebbe di
diventare un'unione monetaria più solida. Il progetto della
Commissione europea di creare una "unione dei mercati dei
capitali" offre risposta ad alcuni problemi. Prese
singolarmente, iniziative come "l'unione dei mercati dei
capitali", il piano Juncker per gli investimenti e il
completamento dell'unione bancaria (una volta soddisfatte le
condizioni preliminari) non sarebbero realmente significative, mentre
sotto una forma più razionalizzata e ribattezzata "unione dei
finanziamenti e degli investimenti" riuscirebbero,
collettivamente, a canalizzare meglio il risparmio verso investimenti
produttivi.
Infine, sulla
politica economica e di bilancio, è necessario rafforzare la
governance della zona euro. L'asimmetria fra sovranità nazionale e
solidarietà comune costituisce una minaccia per la stabilità della
nostra unione monetaria. Sfortunatamente, il quadro di coordinamento
che era stato istituito come meccanismo di salvaguardia non è
bastato a evitare il deterioramento delle finanze pubbliche e
l'accumulo di squilibri economici, come ha dimostrato in particolare
la crisi greca. Ci troviamo a un bivio e la domanda a cui rispondere
ora è: come uscire da questa situazione subottimale? Una maggiore
integrazione appare la soluzione più semplice per ripristinare la
fiducia nell'euro, perché favorirebbe strategie comuni su finanze
pubbliche e riforme e, di conseguenza, favorirebbe la crescita. A tal
fine, sarebbe necessario che gli Stati membri della zona euro
acconsentissero a una condivisione della sovranità e dei poteri a
livello europeo, cosa che comporterebbe una più grande
responsabilità democratica.
In questo nuovo
contesto, la zona euro poggerebbe su una base istituzionale più
solida, che dovrebbe fondarsi sull'idea centrale dell'integrazione
monetaria europea, quella per cui l'Unione economica e monetaria
apporta stabilità e crescita. Concepire il nuovo quadro è un
compito che spetta ai leader politici, ma potrebbero partire, per
esempio, dai seguenti elementi: un'amministrazione europea efficace e
meno frammentata per costruire un Tesoro unico per la zona euro, con
un consiglio di bilancio indipendente; un organo politico più forte
per prendere le decisioni politiche, sotto il controllo del
Parlamento. Queste nuove istituzioni consentirebbero di ristabilire
l'equilibrio fra responsabilità e controllo.
Responsabilità e
controllo. Tuttavia, se i governi e i Parlamenti della zona euro
dovessero tirarsi indietro sulle implicazioni politiche di un'Unione
vera e propria, l'unica opzione rimarrebbe un approccio
decentralizzato fondato sulla responsabilità individuale e su regole
più stringenti. In questo scenario, le regole di bilancio, già
rafforzate, con il fiscal compact e il semestre europeo, dovrebbero
essere completate. In questo sistema di maggiore responsabilità
individuale, dovremmo assicurarci anche che il rischio, compreso
quello legato alle esposizioni debitorie degli Stati, venga tenuto in
considerazione da tutti gli operatori, non foss'altro che per ridurre
la vulnerabilità delle banche in caso di turbolenze che interessano
il debito sovrano.
Inoltre,
sarebbe necessario esaminare come coinvolgere meglio gli investitori
privati nei piani di salvataggio previsti nel quadro del Meccanismo
europeo di stabilità, e come concepire un processo di
ristrutturazione del debito sovranoche non metta a rischio la
stabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso. Andare in
questa direzione consentirebbe di conservare la sovranità nazionale
in seno alla zona euro, con un livello di solidarietà
conseguentemente più basso. È questa l'altra opzione nella
direzione di un riequilibrio fra responsabilità e controllo.
*
Jens Weidmann è presidente della Bundesbank, François Villeroy de
Galhau è governatore della Banca di Francia
(Traduzione
di Fabio Galimberti)
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