Di Daniele Pace*
Negli ultimi anni la crisi economica ha portato in Italia e anche in
molti paesi europei, numerose teorie monetarie tutte intente a dare
una spiegazione, e quindi una loro soluzione, al problema del
peggioramento delle condizioni economiche.
L'imputato unico è
indicato nell'Euro, definito come una “moneta
straniera” dai
molti nuovi esperti monetari, dimenticando come la crisi abbia
investito molti paesi non appartenenti all'Euro-zona.
La forza mediatica di questa
definizione di moneta straniera ne ha fatto un mantra del monetarismo
sia sul web che per alcuni mass-media dove
spesso si assiste a discussioni tra personaggi, più o meno noti, o
anche tra semplici cittadini, in cui la frase “ora dobbiamo
prendere in prestito una moneta straniera”, è
divenuta comune e una giustificazione per il ritorno alla lira,
considerata la panacea di tutti i mali.
La MMT del banchiere Mosler è
sicuramente il primo movimento ad aver avanzato questa definizione e
questa spiegazione della moneta straniera o sovrana (i
due termini spesso si mescolano)
per motivare la crisi che
ha colpito il vecchio Continente, sempre dimenticando la sorte
toccata anche ad altri paesi.
Il termine di moneta
sovrana/non
sovrana o moneta
straniera non era
conosciuto
prima della sua introduzione da parte degli economisti della MMT, di
cui abbiamo “assaggiato” molte volte il disinvolto e largo uso
della semantica, peraltro comune già dal Medioevo da parte dei
banchieri, per affermare le
loro inesattezze e incongruenze spacciandole per vere.
La convinzione che l'Euro sia
una moneta straniera sembra ormai essere radicata in molti, ma in
realtà non vi sono assolutamente basi per questa affermazione e
anzi, il funzionamento dell'attuale sistema monetario in vigore in
Europa (e nel mondo), smentisce categoricamente la definizione di
Euro-moneta “straniera” o “non sovrana” e tanto più quella
di altre valute (vedi dollaro o sterlina ad esempio) come monete
sovrane/nazionali.
Basta osservare il meccanismo di
produzione del denaro moderno per rendersi conto come l'affermazione
con cui si vuole enunciare l'esistenza di una moneta straniera, sia
una bufala colossale,
e come gli stati non siano costretti a prendere in prestito una
moneta straniera,
ma semplicemente ad indebitarsi, tutti, indipendentemente dalla
natura nazionale o transnazionale della valuta usata. La
problematica infatti non dipende da una presunta moneta
straniera
o non
sovrana,
ma dal semplice fatto che gli stati (tutti) non utilizzano le proprie
BC per finanziarsi (e anche qui allo stato attuale delle cose avremmo
comunque un debito), ma i mercati primari dove piazzare i propri
titoli all'asta, mentre
i cittadini devono ricorrere al credito.
Vediamo dunque le prove per affermare la “non esistenza” della
moneta straniera analizzando direttamente il funzionamento della BCE
e delle varie BC, del mercato primario e del sistema creditizio.
Il
funzionamento della BCE e della FED
Per accorgersi di questa
clamorosa bufala, è
sufficiente riassumere in poche righe il funzionamento dell'attuale
sistema monetario, a partire dalle banche centrali, nelle loro
funzioni e nei loro compiti.
La
BCE, così
come la FED, hanno, tra
gli altri, il compito di
fornire liquidità
al sistema bancario. Mentre
la FED fornisce liquidità
a tutto il sistema statunitense, lo stesso non accade per la BCE,
composizione delle varie Banche Centrali aderenti, che sono in realtà
le delegate a questa funzione, stampando direttamente le banconote
per il 92% del totale,
mentre solo l'8% è
attribuito a Bruxelles.
Questo è
chiaramente visibile dai bilanci delle varie banche centrali
nazionali, come nel caso della Banca
d'Italia, e dallo stesso sito
della BCE[1]:
“Per
decisione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE),
la BCE e le 12 banche centrali nazionali (BCN), che insieme
compongono l'Eurosistema, emetteranno
le banconote in euro.
Dall'inizio
del 2002 alla BCE verrà attribuito l'8%
del valore complessivo dei biglietti in euro in circolazione, mentre
il restante 92% sarà emesso dalle 12 BCN.
Ciascuna
BCN iscriverà in bilancio
una percentuale dell'ammontare complessivo di banconote emesse
proporzionale alla rispettiva quota di partecipazione al capitale
della BCE.”
Le
banconote sono infatti contabilizzate nei bilanci delle singole BC in
quanto sono queste
a stampare e fornire liquidità ai propri sistemi nazionali di
istituti di credito. Se fosse la BCE a creare l'intera base monetaria
M0 rappresentata dalle banconote (e dalle attività finanziarie in
esse rapidamente convertibili), non dovrebbe comparire nessuna
contabilizzazione di questo aggregato M0 nei bilanci delle singole
banche centrali, come invece accade chiaramente al pari della
contabilizzazione dei collaterali forniti dalle banche commerciali in
cambio di questa liquidità.
La Banca d'Italia infatti, al
pari delle altre BC dell'Euro-zona, contabilizza
l'esatto ammontare della liquidità
(banconote in circolazione) che questa ha fornito al sistema bancario
nazionale[2].
Nel
bilancio della BCE appare dunque la contabilizzazione del solo 8%
delle banconote in circolazione, come stabilito dagli accordi presi
alla sua fondazione.
Le
banconote vengono quindi stampate e messe in circolazione dalle
singole BC, che non devono prendere in prestito nessuna moneta
straniera in quanto l'Euro è
prodotto e contabilizzato in Italia, dalla Banca d'Italia, per il
sistema bancario italiano.
Non
serve nemmeno andare a leggere lo statuto della BCE o il bilancio
della nostra banca centrale per rendersi conto di questo fatto, ma
basta visitare la pagina relativa ai compiti che essa ha in relazione
alle banconote[2],
che recita testualmente:
“La
Banca d’Italia emette le banconote in euro in base ai
principi e alle regole fissati nell’Eurosistema.
Nell'ambito
dell'Eurosistema, la Banca d'Italia produce la quantità di
banconote in euro a essa assegnata, immette le banconote in
circolazione e provvede al ritiro e alla sostituzione dei
biglietti deteriorati, [...] contribuisce alla determinazione dei
quantitativi da produrre [...]
La
Banca d'Italia, inoltre, esercita poteri di controllo sui gestori del
contante e, nei casi di inosservanza delle disposizioni che ne
disciplinano l'attività, può adottare provvedimenti sanzionatori e
di divieto.
[…]
L'emissione
delle banconote.
Dal
1 gennaio 2002 la Banca d'Italia e le altre 11 Banche Centrale
Nazionali (BCN) dei Paesi dell'Unione Europea (UE) che avevano
adottato l'euro, hanno iniziato a emettere, nel quadro dei
principi e delle regole che disciplinano la funzione di emissione
dell'Eurosistema, banconote denominate in euro.
[…]
Sia
la Banca Centrale Europea (BCE) sia le BCN dei paesi partecipanti
all'area dell'euro hanno titolo legale a emettere banconote in euro.
In pratica soltanto le BCN provvedono materialmente all'emissione
e al ritiro dei biglietti in euro. La BCE non è infatti coinvolta in
alcuna operazione di cassa.
La
funzione di emissione svolta dalla Banca d'Italia si articola su
tutto il territorio nazionale attraverso la rete delle filiali.
A
livello locale le singole filiali provvedono ad alimentare il sistema
con banconote idonee alla circolazione e a ritirare dalla
circolazione le banconote logore attraverso i prelevamenti e i
versamenti effettuati dalle banche, e, per conto di queste ultime,
dalle società di servizi.”
In conclusione le Euro-banconote non sono
prodotte da stati “stranieri”, ma dalle stesse BC per i loro
sistemi bancari che tra l'altro, particolare rilevante, devono
pagarle. Infatti le varie BC nel fornire liquidità al sistema
ricevono in cambio obbligazioni (oppure concedendo prestiti) che
saranno saldate con interessi. Sono quindi le banche a “pagare”
le banconote e non gli stati o i cittadini.
Il
sistema del credito e il finanziamento ai privati
Riassumiamo ora brevemente il funzionamento
dell'altra componente “emettitrice” di Euro: il sistema del
credito che come più volte confermato dalla Banca d'Inghilterra e da
numerosi altri enti pubblici e organi d'informazione più che
attendibili (vedi il Financial Times o il The Guardian), ha la
prerogativa di creare dal nulla il credito necessario a cittadini ed
imprese semplicemente con delle scritture contabili nel proprio
bilancio.
Quando un cliente chiede un prestito alla
propria banca, questa la crea direttamente nel proprio bilancio. Se
la banca sarà italiana, creerà la relativa somma in Euro in un
bilancio redatto e presentato in Italia, senza doverla chiedere a
nessun “straniero”. Anche il credito (in Euro) quindi, al pari
delle banconote (in Euro), viene creato sul territorio nazionale ex
nihilo, dal nulla, senza dover passare i confini nazionali
dall'estero per essere erogato al cliente.
Come detto nel paragrafo precedente, anche nel
caso il cliente di una banca italiana desiderasse ricevere una somma
(grande o piccola) in banconote (che sia un prelievo o un prestito),
il proprio istituto di credito utilizzerebbe le proprie riserve
liquide (ottenute dalla raccolta sul territorio di residenza) o
nell'ipotetico caso queste fossero esaurite, si rivolgerebbe alla
Banca d'Italia che procederebbe a stamparle e contabilizzarle sul
territorio nazionale.
Anche il credito quindi, come le banconote,
nasce sul territorio nazionale e non deve essere preso in prestito da
nessun straniero, in quanto la moneta viene creata “in casa” e
non certo in qualche luogo lontano dai confini nazionali e prestata
al sistema bancario italiano.
Il credito in euro viene quindi erogato in
ciascuna nazione come una classica valuta nazionale. I francesi si
rivolgono a banche francesi che lo creano nel loro bilancio
“francese” su cui pagheranno tasse “francesi”. I tedeschi si
rivolgono a banche tedesche che lo creano nel loro bilancio “tedesco”
su cui pagheranno tasse “tedesche” e così via. Non vi è
nessuna traccia di moneta (in qualsiasi forma) creata esclusivamente
da uno stato estero e data
ad un altro. Non esiste
in conclusione una “moneta
straniera”
da prendere in prestito, ma solo (purtroppo) una moneta privata
da prendere in prestito come era nel caso della Lira e come è
nel caso delle valute fuori dall'area Euro.
Il
finanziamento dello stato e i
mercati primari
Stabilito
come avviene il finanziamento ai privati con una moneta “creata”
sul territorio, vediamo invece come funziona il finanziamento allo
stato.
Esso
è
del tutto indipendente dalla creazione monetaria in quanto si basa
sulle aste dei titoli a cui partecipano varie banche, esattamente
come accadeva con la lira. Lo stato non deve ricorrere al prestito di
una moneta straniera ma, come per i privati, al prestito dando come
collaterale un proprio titolo da rimborsare alla scadenza con un
interesse.
Nulla
ha a che fare con il prestito di una “moneta straniera”, in
quanto lo stato richiede, per il suo finanziamento, Euro già
esistenti ad un cartello di banche (che poi cercherà di piazzare i
suoi titoli o li terrà a seconda delle sue esigenze).
Questi
euro non vengono
richiesti in prestito ad una banca centrale straniera, ma nello
stesso modo in cui venivano richieste le lire. Entrambe le monete
erano/sono
riconosciute come valute nazionali, entrambe prestate
indipendentemente dalla loro creazione.
Anche
se la lira era una moneta esclusivamente italiana, mentre l'euro può
essere creato in tutta l'Euro-zona, questo non ha nessuna
correlazione con il debito pubblico che esisterebbe anche con un
ritorno ad una neo-lira in quanto frutto di un'asta di titoli.
La
differenza fondamentale nella collocazione dei titoli non dipende
quindi da una presunta “origine straniera” dell'Euro, ma dalla
volontà del ministero del tesoro, e in particolare dalle sue
decisioni in merito alle banche incaricate dell'acquisto sul mercato
primario e dall'internazionalizzazione dei mercati, che vede oggi un
programma di emissioni per il mercato domestico e uno per il mercato
internazionale, rivolto in particolare agli Stati Uniti dove vi sono
collocazioni di titoli denominati anche
in dollari.
In
precedenza le banche dealer erano quasi tutte italiane[3],
mentre oggi sono quasi tutte straniere[4].
Questo è
l'unico elemento
“straniero” che si è
aggiunto negli ultimi due decenni, insieme al mercato internazionale
dei titoli[5].
Conclusioni
In
conclusione, affermare che l'euro è
una moneta straniera da prendere in prestito da “stranieri” come
spiegazione alla crisi è
del tutto fuorviante, in quanto questa conclusione non ha nessun
fondamento. Come visto l'Italia, come ogni altro paese
dell'Euro-zona, emette questa moneta che ha la sola
caratteristica di essere l'unica in tutta l'unione, ma non di essere
“straniera” né tanto di essere diversa, nel suo funzionamento e
nel meccanismo di emissione, da qualsiasi altra valuta che sia il
Dollaro, la Sterlina o lo Yen.
Queste
non sono monete “sovrane” ma monete private
appartenenti di fatto alle banche. Come
si può leggere da un qualsiasi comunicato dell'Associazione Bancaria
Italiana inoltre,
nel 2014[6]
le banche italiane hanno prestato 1.820 miliardi di euro alla
clientela italiana, chiaramente creati dalle stesse banche nella loro
contabilità. Somma evidentemente superiore ai
quasi 985 miliardi di
banconote (dati gennaio
2015) create in tutta
l'euro-zona (quindi dal consorzio di tutte le banche centrali europee
aderenti alla moneta unica), altro segno evidente di come questo
denaro non possa provenire dalla BCE e dunque
di come non esista un prestito dallo “straniero” a causa
dell'euro, creato invece “in casa” dal sistema bancario (ammesso
che la BCE abbia quel ruolo di “banca straniera”).
Per quel
che riguarda il debito pubblico invece, la cui creazione è
dovuta all'uso dei titoli di stato e non alla “stampa di una moneta
straniera” [che non esiste, NdA], la stessa banca d'Italia e i
mass-media[7]
ne forniscono un quadro preciso con solo il 30%
(di titoli
di stato) in mano straniera.
La
conclusione dell'esistenza di una moneta sovrana
e
una non sovrana
inoltre, è
smentita ogni volta che si chiede ai referenti di MMT o ad altri, di
provare con una documentazione ufficiale la loro affermazione per cui
gli Stati Uniti ad esempio (o gli altri paesi a moneta sovrana),
emetterebbero la loro moneta.
Personalmente
ho chiesto già
da due anni a Mosler questi documenti, ma la sua risposta (scritta)
fu quella di non essere in grado di mostrarmeli. Non meglio è
andata al ricercatore Vito Zuccato di Moneta
Proprietà,
che ha fatto la stessa richiesta (scritta) ad Ivan
Invernizzi, che ha saputo fornire solo risposte vaghe e un ultimo
“do not disturb” in mancanza di una credibile certificazione.
Eppure
fornire questa documentazione dovrebbe essere semplicissimo in quanto
questa può essere solo il
Bilancio dello Stato
dove verrebbero
contabilizzate le emissioni di moneta
sovrana
(USA, UK, Giappone e qualsiasi altro paese a moneta
sovrana)
e il Decreto
legge
che ordinerebbe
al ministero del Tesoro l'emissione e il suo esatto ammontare, come
era nel caso delle 500 lire di carta italiane, e dei dollari di JF
Kennedy. Lo Stato infatti non agisce a caso, ma ogni sua azione va
legiferata.
Documenti
pubblici dunque, reperibili su internet con pochi click, ma
non mostrati semplicemente in quanto non esistono. Non
c'è nessuna contabilizzazione di dollari emessi nel bilancio degli
USA (e degli altri paesi per le rispettive valute), mentre i proventi
da signoraggio sono i pochi profitti (sugli interessi) ottenuti dalle
BC e girati allo stato. Quindi non realizzati dagli Stati tramite
emissione ma dalle BC.
Invito
tutti a porre al proprio interlocutore che parlasse di moneta
sovrana, la richiesta di questi due documenti, gli unici in grado di
accertare che un paese emetta la propria moneta. Nel caso dovessero
mostrarvi invece il bilancio della banca centrale, come la Federal
Reserve ad esempio, ricordate quanto detto sul funzionamento della
BC, e che la contabilità ha degli standard internazionali per cui il
bilancio della FED viene redatto allo stesso modo di quello della
BCE, e quindi non dimostra affatto nulla, altrimenti sarebbero
diversi (oltre ad essere appartenenti ad entità definite
indipendenti e diverse dallo stato).
Intanto
attendiamo con pazienza che venga mostrato il Bilancio
dello Stato
e il Decreto
Legge
di un qualsiasi stato che consenta di certificare l'emissione di una
moneta
sovrana/non straniera.
L'uscita dall'Euro faciliterebbe le decisioni politiche, ma senza un cambiamento nella struttura del sistema monetario ed una precisa volontà politica, non avrebbe nessun impatto sul debito e sulla sovranità monetaria nazionale.
*
Daniele
Pace, ricercatore indipendente e scrittore
PS: per chi fosse interessato a conoscere le banche dealers all'acquisto dei Titoli di Stato in europa paese per paese puo consultare la nota n.8
Note
[1]
https://www.ecb.europa.eu/press/pr/date/2001/html/pr011206_1.it.html
[3]
Elenco degli operatori
principali, gennaio-settembre 1994 – da
“IL COMPORTAMENTO STRATEGICO DEGLI SPECIALISTI IN TITOLI DI STATO “
di MAURIZIO ORDINE - ANTONIO
SCALIA - * Banca d’Italia, Servizio Mercati Monetario e
Finanziario.
Elenco
delle banche dealer, pag 9
Banca
Commerciale Italiana
Banca
di Roma
Bank
of America
Caboto
Holding Sim
Carispa
di Torino
Credito
Italiano
Istituto
Bancario San Paolo Torino
Monte
dei Paschi di Siena
Sigeco
Sim
Morgan
Bank
Cariplo
*
Banco
di Napoli *
Morgan
Stanley *
*
Tali operatori sono diventati specialisti in data successiva al 30
settembre 1994.
[4]
Elenco delle banche dealer – Ministero del tesoro
(http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/elenco_specialisti/Elenco_Specialisti_in_titoli_di_Strato_-_Dal_8_aprile_2013.pdf)
[5]
Ministero del Tesoro – Emissioni sui Mercati internazionali
(http://www.dt.tesoro.it/it/debito_pubblico/emissioni_sui_mercati_internazionali/)
[6]
Comunicato ABI
(http://www.agi.it/economia/notizie/abi_aumentano_prestiti_nel_2014_2_2_a_imprese_31_2_mutui-201501191557-eco-rt10131)
[7]
Il Fatto Quotidiano, prima parte dell'articolo
(http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/21/europa-le-conseguenze-di-un-ripudio-del-debito/989766/)
[8] Scarica qui l'handbook delle banche dealers: http://www.afme.eu/dynamic.aspx?id=1992