Di Daniele Pace*
Cassa Integrazione Guadagni: da “Ammortizzatore sociale passivo” ad “Investimento sociale attivo e salva lavoro e imprese”.
Molti cittadini avranno più volte sentito parlare di Cassa
Integrazione, conoscendone il significato, in particolare nei periodi
di crisi.
La Cassa Integrazione Guadagni, questo
il nome completo, è una
prestazione economica erogata dall'INPS ai lavoratori la
cui azienda entra in crisi, per varie motivazioni, ed è costretta a
sospendere parte o tutti i lavoratori.
La
Cassa Integrazione proviene non dallo stato, ma da contributi versati
sia dai lavoratori che dalle aziende ed è quindi a tutti gli effetti
denaro non statale,
ma del mondo produttivo stesso. Questo
ammortizzatore sociale è quindi autofinanziato e non dipende
economicamente
dal governo, che però ne detta le regole di erogazione.
Oggi la legge prevede la sua
erogazione solo nel caso della sospensione dal lavoro secondo delle
regole stabilite.
Qui nasce l'idea del Dottor
Domenico Leva, funzionario INPS, e di suo padre, un ex dell'ente
previdenziale oggi in pensione, per riformare la Cassa Integrazione
Guadagni e renderla più funzionale e produttiva sia per i lavoratori
che per le aziende.
Il Dottor Leva ha presentato
questa proposta al convegno di Montegranaro, su suggerimento della
Scuola di Studi Giuridici e Monetari Giacinto Auriti, che ne aveva
dapprima valutato la validità e la concretezza, tanto da presentarlo
come relatore esterno alla scuola, pur se la relazione non riguardava
nello specifico la riforma monetaria.
Fatta questa premessa veniamo
subito alla proposta dei Leva, a costo zero per lo stato,
corredata da tutti i dati economici precisi che un funzionario INPS
ha a disposizione lavorando nell'ente.
La proposta, tanto semplice
quanto geniale, potrebbe essere attuata con delle piccole modifiche
all'attuale legge, mentre per l'aspetto economico, come appurato dati
ufficiali alla mano dal Dottor Leva, le risorse sarebbe già presenti
e sufficienti, grazie al sistema attuale di autofinanziamento che non
richiederebbe nessun intervento finanziario da parte dello stato.
Infatti i dati INPS riportati
nella proposta di riforma segnalano che, nonostante la lunga e
profonda crisi e quindi una costante erogazione della CIG, le risorse
residue sono ancora pari a 702 milioni di euro a fronte di
erogazioni pari a 3,075 miliardi e ad entrate contributive di
3,763 miliardi. [Dati INPS 2013]
Inoltre la stessa struttura di
contribuzione non disattenderebbe la normativa europea che vieta
gli aiuti di Stato alle imprese.
Come evidenziato dal Dottor
Leva, oggi “la
CIGO (Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria) e la CIGS (Cassa
Integrazione Guadagni Straordinaria), ammortizzatori sociali previsti
solo in Italia, intervengono rispettivamente per crisi determinata da
eventi temporanei (es. mancanza di lavoro, fine commessa ecc.) o
straordinari (es. ristrutturazione, riconversione ecc.) ma presentano
alcune dinamiche negative”.
Le
dinamiche negative evidenziate da un esperto funzionario dell'INPS
abbracciano sia il mondo dei lavoratori, che quelle imprenditoriale,
per avere infine ripercussioni sulla società stessa.
Infatti
per
il lavoratore
la Cassa Integrazione significa una forte
contrazione del reddito disponibile
con una conseguente contrazione
dei consumi
che si ripercuote sull'economia nazionale con tutte le conseguenze
facilmente ipotizzabili.
Non
di meno vi è sempre una conseguenza negativa sulle capacità
professionali del lavoratore, poi ripercosse sulle aziende, e sulla
stabilità psico-sociale del lavoratore stesso.
Per
le
aziende
la Cassa Integrazione comporta sempre una “perdita
di capacità produttiva e di quote di mercato; difficoltà
nell’innovazione, nella ricerca e sviluppo; e riduzione della
competitività”.
Per
l'economia nazionale e la collettività infine le ripercussioni sono
evidenti nella “contrazione
dei consumi e degli investimenti; con ricadute negative sulle
attività commerciali e sull’indotto industriale; e un
peggioramento degli indicatori economici quali occupazione e PIL.”
Il
piano Leva prevede una riforma della normativa sulla CIG, nel caso
della Ordinaria con riferimento alla ex Legge n. 164/1975 e per la
Straordinaria alla ex legge 407/90 e L.223/91, per trasformare questo
strumento da puro assistenzialismo a un motore propulsivo per le
aziende, favorendone la ripresa e l'innovazione della produzione.
Per
fare ciò basterebbe autorizzare l'impiego dei lavoratori in Cassa
Integrazione con il vincolo per l'azienda di investire nello
sviluppo. Il tutto erogando comunque la Cassa Integrazione e
favorendo la prosecuzione del lavoro in modo da avere molti
effetti positivi.
Naturalmente
l'azienda dovrà essere in grado di garantire un piano industriale
capace di sfruttare il risparmio ottenuto integrando la CIG al costo
del lavoro per ottenere una rinnovata competitività una volta
terminata l'erogazione dell'ammortizzatore sociale.
L'erogazione
infatti avverrebbe in questo modo:
A.
Il lavoratore continuerebbe il suo lavoro in azienda percependo la
Cassa Integrazione, mentre il datore di lavoro dovrebbe erogare solo
la differenza tra il normale salario/stipendio e la Cassa
Integrazione erogata, con un sensibile risparmio sul costo del lavoro
fino al termine dell'erogazione.
B.
L'azienda si impegnerebbe a
reinvestire i risparmi per innovare la sua produzione. Un prodotto
obsoleto è infatti spesso causa di crisi aziendali che se non
supportato
dalla giusta innovazione, finisce
per decretare la morte dell'impresa
stessa. Aiutando invece l'impresa con l'erogazione della CIG e
mantenendo gli operai al lavoro questa potrebbe continuare a produrre
ma ad un prezzo più basso, rendendosi capace di autofinanziarsi e
comunque reinvestire in innovazione in modo che al termine della
scadenza della Cassa Integrazione, questa abbia avuto dei risultati
importanti dal punto di vista produttivo.
Un'idea
semplice per trasformare la Cassa Integrazione da mero ammortizzatore
sociale di puro assistenzialismo a dinamico
motore propulsivo di difesa e sviluppo dell’imprenditoria e
dell’occupazione.
Uno strumento in cui si
consente all'imprenditore disposto ad investire di utilizzare
nell'attività produttiva il lavoratore della propria azienda
fruitore della Cassa Integrazione, naturalmente impegnando la sola
differenza tra retribuzione contrattuale e la CIG esentandolo
dall'obbligo previdenziale per il periodo di fruizione delle
prestazioni di Cassa Integrazione (6-12-18 mesi).
La
proposta, molto articolata, prevede chiaramente una regolamentazione
che includa procedure e requisiti ben precisi. L'impresa dovrebbe
presentar un piano di investimenti e uno di mantenimento e sviluppo
occupazionale e di formazione professionale; poi
verrebbe redatta una regolamentazione unificata e semplificata delle
procedure di autorizzazione e delle sanzioni per eventuali
inadempimenti; verrebbero stabiliti dei tempi predefiniti con
verifica dello stato di crisi e una valutazione del piano di
investimenti, includendo l'incremento occupazionale; infine una
previsione delle garanzie connesse al piano di investimento con
fidejussioni bancarie. Il tutto chiaramente sotto il controllo di un
ente preposto con commissioni ad hoc che siano del Ministero del
Lavoro, o della stessa INPS o quanti altri possano essere
interessati.
Questa
ferrea regolamentazione prevista dal Dottor Leva, articolata in
quattro pagine, è
essenziale per scoraggiare qualsiasi deviazione dallo scopo unico
della proposta, e per non trasformare questa idea in un'ennesima
perdita di fondi utili invece alla ripresa delle aziende in
difficoltà. Per questo sarà necessaria una rigida prassi che
includa solo le aziende che vogliano rilanciarsi sul mercato con dei
piani industriali validi certificati.
I
benefici sarebbero molteplici particolarmente in questo periodo di
crisi:
per
i lavoratori vi sarebbe la difesa del reddito reale e del potere
d’acquisto; il mantenimento dell’operatività e del Know How con
un'incentivazione alla riqualificazione professionale; mentre gli
imprenditori manterrebbero l'attività aziendale stimolata a maggiori
investimenti per l'innovazione industriale e il contenimento dei
costi del personale durante l’investimento.
La
collettività non subirebbe il crollo dei consumi interni e tutte le
relative conseguenze economiche e sociali derivate. Un'idea semplice,
di facile attuazione, e dalle risorse economiche già
disponibili.
I
movimenti politici interessati alla proposta Leva potranno
contattarlo per discutere i dettagli della bozza tramite la Scuola di
Studi Giuridici e Monetari Giacinto Auriti.
*Daniele
Pace, scrittore ed autore de “La Moneta dell'Utopia” e “Dialoghi
con Auriti"” - Membro del Comitato Scientifico della Scuola di Studi Giuridici e Monetari Giacinto Auriti.
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