Questo capitolo del libro di Daniele Pace, La Moneta dell'Utopia, è dedicato alla Riserva di Valore e alla Circolazione monetaria alla luce della scoperta Auritiana del Valore Indotto, e quindi al comportamento che la moneta nella realtà economica come fattispecie giuridica, non schematizzabile in formule che ne vogliano limitare la quantità come la disciplina monetaria del sistema bancario vorrebbe imporre dogmaticamente.
Di Daniele Pace
Di Daniele Pace
Riserva di Valore e circolazione
Come
visto nel capitolo riguardante l'inflazione [1],
attualmente molti economisti, anche siti di alcune banche, vorrebbero
far credere che l'indipendenza del settore bancario e la sua politica
monetaria siano di estrema importanza per il controllo
dell'inflazione, pretesa assurda per tutti i motivi delineatisi nel
capitolo dedicato. Ma questo porta anche ad una riconsiderazione
importante, di quelle che sono le funzioni della moneta come Riserva
di Valore
e come mezzo di scambio, manifestato con la Circolazione,
al di là della proprietà indiscutibilmente da attribuire al
cittadino, e che
poi regolano la manifestazione sociale della fattispecie giuridica.
Ha ragione
chi afferma che l'economia non sia una scienza, in quanto pretende di
ridurre in numeri quelli che sono i comportamenti sociali nelle sue
interazioni economiche. E ha ragione chi chiama economia il lavoro
del fornaio, o dell'operaio, senza i quali non ci sarebbe produzione
e quindi la stessa interazione economica, relegando gli economisti e
le banche a puri speculatori finanziari che traggono la loro
carriera, nei primi, ed energia per il controllo sociale nelle
seconde, dal lavoro delle nazioni.
Definendo
la fattispecie giuridica del denaro, e la sua proprietà al
cittadino, Auriti ha posto le basi per nuove considerazioni su quelli
che sono i legami tra comportamenti sociali e moneta, ed è
in questa nuova ottica che vanno riviste anche la Riserva
di Valore
e la Circolazione,
essendo esse dettate non da puri numeri contabili, ma dalla
convenzione sociale e dalla psiche individuale nella giusta
attribuzione del valore della moneta.
La
banca centrale stessa pone l'utilizzo degli aggregati monetari come
capacità di anticipare, ovvero prevedere l'andamento dei prezzi,
includendo anche le Riserve di Valore, in particolare utilizzando
l'aggregato M3. Quale sia il sistema utilizzato, posto già il
discorso inflazione, debito e interessi [1]
come depauperizzante, ed eliminato il sistema bancario con un sistema
auto-emesso, rimane ancora da ridefinire sia la Riserva di Valore che
la Circolazione attraverso la vera natura e funzione della moneta,
l'attribuzione individuale e le convenzioni sociali che ne
determinano proprietà e valore.
Con
la moneta giuridica le considerazioni non sono più economiche, ma
sociali, e i valori non sono più numerici, ma multidisciplinari. Nel
campo del comportamento umano va quindi vista la moneta, anche come
riserva di valore e come circolazione.
Queste
divengono, come la misura del valore, espressione del comportamento
individuale e sociale e cambiano dunque di significato. La
conseguenza non sarà una diminuzione del valore del denaro, ma una
sua ridefinizione nell'utilizzo e nell'importanza in seno alla
società e nel suo rapporto con la percezione della ricchezza.
Le
stesse banche centrali affermano, in un discorso più che logico, che
la circolazione sostiene il valore della moneta, essendo questa il
mezzo di scambio, senza la sua circolazione non vi è scambio e
quindi valore. Al contempo considera stranamente le riserve di valore
negli aggregati monetari, nonostante essi non circolino e quindi non
dovrebbero aver valore.
Ma
applicando Auriti, come accade per la definizione di proprietà e di
induzione giuridica, tutto si chiarisce, in quanto la moneta viene
svelata nella sua reale natura e funzione.
“Nella
convenzione monetaria il succedersi delle fasi della circolazione
della moneta nelle mani proprie ed altrui determina analogamente
l'alternanza del “Io” col “non Io”, del mio col tuo, che
genera, per induzione giuridica, valore monetario....Nasce il valore
monetario all'atto dell'emissione nelle mani dell'accettante perché
ne prevede la ulteriore cessione e circolazione nell'indotto
giuridico.”[2]
Con
Auriti il valore nasce al momento dell'accettazione da parte
dell'individuo che interagisce nella società, perché ne prevede
l'utilizzo.
È
poi
dalla
sua ulteriore cessione (come
mezzo di scambio)
nella società nasce l'indotto nella circolazione.
Ma
è
un succedersi di fasi che determina l'alternanza del ”Io” con il
“non Io”, che quindi prevede anche l'interazione alternata con
gli altri individui. Alternata, non continuata.
Ovvero
essendo la convenzione sociale un'interazione tra individui, nello
scambio dei beni questa non è continuativa, ma alternata, si
realizza solo ed esclusivamente nel momento preciso dello scambio,
interrompendosi alla sua conclusione. Il valore nasce
dall'accettazione individuale ma solo nell'interazione sociale tra
due individui, realizzata nello scambio trova la convenzione sociale,
il suo riconoscimento per la società. Quando lo scambio termina,
termina anche l'interazione sociale e cessa anche il valore
riconosciuto da entrambi nello scambio. Il valore resta puramente
individuale nella previsione di utilizzarlo in futuro, ma sempre
nello scambio e quindi nell'interazione con altri individui, la cui
durata è quella della cessione di un bene in cambio della proprietà
monetaria. È solo in questo breve arco di tempo che si manifesta il
valore sociale del denaro, che al di fuori dello scambio è puramente
individuale in quanto non interagisce con la società. La
circolazione è quindi alternata e manifesta solo al momento dello
scambio in forma di convenzione sociale del valore.
I
depositi, Riserva
di Valore,
non circolando non hanno valore sociale, e nella circolazione il
valore sociale della convenzione viene assunto al momento del
pagamento e si interrompe nel momento stesso in cui questo è
cessato, anche con il deposito nella cassa di un esercizio
commerciale.
Il
denaro torna ad essere previsione individuale senza interazione
sociale, un simbolo che si riattiva nel momento in cui viene
nuovamente accettato in pagamento da un altro cittadino che realizza
cosi la previsione temporale individuale che dà valore sociale al
simbolo e all'induzione giuridica.
La
circolazione e il valore sociale divengono in questo modo
intermittenti, mai costanti, tranne che nel lavoro [3],
mentre costante resta il valore individuale della previsione e la
forma spaziale che acquista e perde valore continuamente.
“Poiché
il tempo, come diceva Kant, è l'Io che si pone come realtà in
quanto capacità in atto di constatare, prevedere e ricordare - e
l'io presente nella sua continuità vitale è la costante del tempo -
ci si spiega perché, non essendo concepibile tempo senza vita ossia
“valore senza vita”, non esiste ricchezza in un mondo di morti.”
[4]
Quando
Auriti menzionava Kant in relazione alla proprietà della moneta, non
solo distingueva il simbolo dal valore, ma anche il valore
individuale da quello sociale. L'Io che si pone come realtà in
quanto capace di constatare l'utilizzo e quindi la realizzazione
dell'interazione sociale, distinto dall'Io presente nella sua
continuità vitale capace di realizzare la previsione individuale
come costante nel tempo. Vi
è quindi nel denaro un valore sociale dell'Io reale constatato nella
convenzione, e un valore individuale dell'Io presente costante e
riconosciuto nella previsione del singolo.
Entrambi
coincidono solo nel momento dello scambio, in quanto il valore
individuale ha comunque bisogno dell'interazione per manifestare la
convenzione sociale. L'Io reale in questo modo realizza nella società
la constatazione, la previsione e il ricordo del valore individuale
costante nel tempo dell'Io presente non interagente con la società.
Possiamo quindi scindere il valore
individuale
che si manifesta nella Riserva
di Valore
e nella previsione
temporale
del suo utilizzo e il valore
sociale
che si realizza nello scambio,
dunque
nel
Valore
Indotto,
nell'interazione
tra individui su cui si basa la società stessa e le leggi che la
regolano.
Solo
nel momento dello scambio il valore da individuale (previsione
temporale costante) diviene sociale (induzione monetaria constatata).
Il denaro depositato in banca o nel portafogli ha quindi valore
sociale nullo in quanto non ha nessun rapporto con la società ed
esiste solo come valore individuale nella previsione del suo
utilizzo. Per la società acquista valore solo nell'interazione
tipica tra individui, scambio di beni e lavoro, e la sua durata
determina il momento riconosciuto come comune.
La
Riserva
di Valore è
quindi inattiva per la società in quanto il denaro come strumento
sociale esiste solo nella collettività nel solo momento
dell'interazione tra individui. La Riserva
di Valore premette
solo che l'individuo abbia la previsione personale dell'utilizzo
dello strumento sociale, ma non può avere valore per la società in
quanto essa non può avere la previsione dell'individuo nel momento,
e nemmeno nel suo effettivo utilizzo come strumento sociale, non
potendone prevedere e quantificare i comportamenti che produrranno la
circolazione della moneta.
La
banca centrale infatti pone gli aggregati monetari alla base di una
previsione sui comportamenti sociali ed individuali ma questo non
fornisce nessuna garanzia che questi rispetteranno le previsioni e
gli andamenti stabiliti. Per questo la scuola di Cambridge cambiò
le variabili nell'equivalenza di Fisher, non potendo prevedere
circolazione e transazioni in quanto indipendenti da fattori
statistici, ma anche in questo modo realizzava la stessa pretesa
cadendo di nuovo nell'errore di poter constatare il valore
previsionale dell'Io presente.
Allo
stesso modo la società non può sapere a quanto ammonta la Riserva
di Valore individuale, ne se come, quanto e in quale quantità questa
sarà trasformata dall'individuo in strumento sociale convenzionale,
non potendo constatare L'Io presente se non nello scambio.
Questa
deve essere considerata nulla finché non realizza la sua funzione,
ovvero quella di misura e mezzo di scambio, rimanendo inattiva, con
valore solo previsionale.
Ridefinendo
la moneta come fattispecie giuridica quindi si ridefiniscono
Circolazione e Riserva di valore nel contesto sociale. La
Circolazione diventa intermittente, manifestazione momentanea della
coincidenza tra valore individuale e valore sociale, e per questo non
entra nei calcoli matematici se non in forma empirica. La Riserva di
Valore diventa individuale, e ha valore solo nell'Io presente ma
manifesta nella circolazione intermittente e alternata, quando
anch'essa coincide con l'Io reale nella constatazione della
fattispecie e dell'indotto giuridico.
La
fattispecie giuridica auritiana di conseguenza accosta la moneta alla
nuova società odierna dell'abbondanza, ove i mercati saturi
soddisfano tutte le esigenze materiali.
La
moneta sociale liberata dall'intromissione bancaria, che oggi la
rende scarsa e mal distribuita, diviene abbondante, di valore
convenzionale, per essere utilizzata nella nuova forma etica che una
società civile impone, con concetti diversi di produzione e lavoro.
[3]
[1]
SECONDO LIBRO, Inflazione, pag. 254
[2]
Il paese dell'utopia, Giacinto Auriti, PDF gratuito, pag 12
(http://www.signoraggio.com/auriti/ilpaesedellutopia_auriti.pdf
)
[3]
Lavoro e società: cambio di paradigma, pag 406
[4]
Il
paese dell'utopia, Giacinto Auriti, PDF gratuito, pag 10
(http://www.signoraggio.com/auriti/ilpaesedellutopia_auriti.pdf
)
Capitolo tratto dal libro di Daniele Pace La Moneta dell'Utopia, pag 472
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